Pubblicato il 19/03/2021, 19:05 | Scritto da La Redazione
Argomenti: ,

Ma quella è una radio o una Tv? E quella è una Tv o una radio?

Ma quella è una radio o una Tv? E quella è una Tv o una radio?
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: 19 milioni di italiani seguono la radio da uno schermo. È la cosiddetta radiovisione, fenomeno mediatico in crescita grazie alla tecnologia digitale. Peraltro, come fanno notare Roberto Arditti, direttore editoriale di formiche.net, ed Emilio Carelli, membro della commissione di vigilanza Rai, fondatore ed ex direttore di SkyTg24, «negli ultimi dieci anni è sicuramente la Tv che ha copiato la radio».

Una radio sempre più da vedere

Italia Oggi, pagina 20, di Claudio Plazzotta.

Già i dati Ter-Tavolo editori radio pubblicati su ItaliaOggi del 10 marzo scorso mostravano come la fruizione della radio attraverso la tv fosse in crescita netta, con un 12,8% degli ascolti 2020 che arrivano dai canali televisivi delle radio, ed emittenti capaci di sviluppare veri e propri brand televisivi, tipo Rtl 102,5, che ha il 26,2% degli ascolti dalla tv, Radio Italia (21%), Radiofreccia (18,5%), R101 (11,4%) e Deejay (9,2%). Adesso arrivano pure i risultati della ricerca Censis La transizione verso la radiovisione a conferma di una tendenza che vede il mezzo radio sempre più in simulcast multimediale. Come spiega Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, «sono circa 19 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici in formato video attraverso uno schermo: tv, smartphone, pc o tablet. Di questi, quasi 11 milioni seguono la radiovisione sugli schermi tv. E nel 2020 gli ascolti dei canali televisivi delle radio sono cresciuti dell’8% rispetto al 2019. La visual radio non è un fuoco di paglia, destinato a spegnersi dopo la pandemia, ma è fortemente in sintonia con le aspettative degli italiani. Il 52%, infatti, dichiara che vorrebbe avere sempre di più la possibilità di fruire dei contenuti radiofonici su device diversi anche in formato video. E il 50% di chi segue la radiovisione la trova piacevole, il 27,5% coinvolgente, il 24% innovativa».

Ha del clamoroso che un mezzo come la radio, che nel 2024 compirà 100 anni, stia abbattendo così tante certezze: per esempio la celebre teoria di Marshall McLuhan in base alla quale «il mezzo è il messaggio». In realtà il contenuto radiofonico (messaggio unico) è ormai declinato ugualmente su tantissimi mezzi, dall’apparecchio radio tradizionale agli smartphone, tablet, canale tv, app, smart speaker, conservando però tutta la sua unicità. Il mezzo, quindi, sembra essere tornato a essere solo un mezzo. Peraltro, come fanno notare sia Roberto Arditti, direttore editoriale di formiche.net, sia Emilio Carelli, membro della Commissione di vigilanza Rai, fondatore ed ex direttore di Sky Tg24, «negli ultimi dieci anni è sicuramente la tv che ha copiato la radio».

 

(Nella foto la social tv di RDS)