Pubblicato il 18/03/2021, 17:33 | Scritto da La Redazione

Beppe Grillo mette i 5 Stelle in silenzio stampa

Beppe Grillo mette i 5 Stelle in silenzio stampa
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: stop alle partecipazioni dei talk show televisivi per i grillini, almeno fino all’arrivo da leader dell’ex premier.

I Cinque stelle tornano al 2013. Addio ai talk fino all’arrivo di Conte

Domani, pagina 5, di Lisa Di Giuseppe.

Basta rapporti con la stampa, almeno per un po’. Il Movimento 5 Stelle ritorna al passato. E a riportare indietro le lancette dell’orologio del partito è il fondatore Beppe Grillo, che la scorsa settimana, proprio nel giorno in cui Davide Casaleggio, in conferenza stampa, fissava le sue condizioni per continuare la collaborazione tra l’associazione Rousseau e il Movimento, ha chiesto ai grillini di rimanere in silenzio. Negli ultimi tempi, secondo Grillo, i Cinque stelle hanno fatto parlare fin troppo di sé. Si torna quindi alle origini anche se in questo modo, dice un deputato alla seconda legislatura piuttosto critico nei confronti della linea del MSs, si «lascia il palco a Casaleggio».

La scelta di Grillo non è piaciuta soprattutto a quel gruppo di parlamentari più abituati a frequentare le trasmissioni televisive, spesso senza coordinarsi con gli uffici della comunicazione. E uno degli scopi sembra essere proprio questo: mettere in pausa le uscite non controllate, e non controllabili, sulla trattativa con Casaleggio (che i vertici stanno cercando di chiudere chiamando i parlamentari uno a uno per chiedere loro di ripianare i debiti con Rousseau) e sulla riorganizzazione interna. Il vincolo dovrebbe durare almeno finché Giuseppe Conte, neoleader del M5s, presenterà il proprio progetto in maniera più dettagliata.

Rapporti tormentati

Quando nel 2013 i Cinque stelle sono arrivati in parlamento la comunicazione era interamente mediata dalla “macchina” del Movimento. Il codice di comportamento prevedeva un secco rifiuto della televisione, soprattutto dei “pollai”, come definivano i talk show con un’espressione poi divenuta storica i due fondatori. Le regole erano così strette che sono costate il posto all’allora senatore Marino Mastrangeli, eletto nel Lazio, reo di aver partecipato a Pomeriggio Cinque di Barbara D’Urso. Eppure, la sua vicenda ha aperto un varco: per quanto le richieste della comunicazione pentastellata fossero difficilissime per i programmi (veniva chiesta per esempio l’assenza totale di contraddittorio), i volti più “famosi” dei Cinque stelle hanno iniziato a farsi vedere sempre più spesso. I vertici si sono così resi progressivamente conto che la spinta delle piazze e dei social non sarebbe bastata per sfidare la potentissima macchina del Pd renziano, che nel 2014 aveva fatto della televisione il suo punto di forza. Le Europee erano sempre più vicine ed è stato in quel periodo che hanno preso il via le carriere televisive di Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Paola Taverna e molti altri.

Le elezioni, però, sono andate tutt’altro che bene e di quell’epoca rimane nella memoria solo il video di Beppe Grillo che prende un Maalox. Era fine maggio e solo pochi giorni dopo, a inizio giugno, entrava nella squadra della comunicazione dei gruppi parlamentari Rocco Casalino, arrivato direttamente dal MSs lombardo. Qualcosa doveva cambiare, ma ufficialmente i giornalisti restavano sempre «nemici», «È fondamentale comunicare ai cittadini le nostre iniziative parlamentari, regionali, europee, consultare le associazioni ed evitare di sprecare tempo con le intermediazioni con i giornalisti, vera catena di trasmissione del Sistema», scriveva Grillo nel post in cui nominava Casalino in sostituzione di Claudio Messora, all’epoca capo della comunicazione Cinque stelle al Senato, e lo affiancava a Nicola Biondo e Ilaria Loquenzi, già impegnati nella gestione della comunicazione dei gruppi parlamentari della Camera.

 

(Nella foto Giuseppe Conte)