Pubblicato il 11/03/2021, 19:02 | Scritto da La Redazione
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Madame: Sono bisex, così scopo di più

«Non temo di essere Madame»

Il Fatto Quotidiano, pagina 22, di Stefano Mannucci.

«La scorsa notte ho fatto un sogno». Racconti. «Ero incinta. Dall’ombelico usciva un feto di plastica. Mi rivolgevo allarmata a mia madre e lei diceva: stai tranquilla, ora ti rientra nella pancia. Un sogno ricorrente, sin da quando ero piccola».

Anche a Sanremo le “storie” illustrate dai suoi abiti erano narrazioni oniriche, cara Francesca Calearo, anzi Madame.
La prima sera ero me stessa ragazzina, vestita di specchi. La seconda una madre fecondata dal mondo, l’ultima l’unione di due sposi in un solo corpo. Un viaggio per superare i limiti della mia identità.
Roba da psicanalisi.
Una volta fui ingannata da una fake news. Qualcuno mi disse che se fissavo i miei occhi allo specchio il volto avrebbe cambiato forma. Esperienza spaventosa. Se hai sette anni rischi di crederci.
A quell’età ci sentiamo smarriti.
Mai come quando fui scartata allo Zecchino d’Oro. Non mi richiamarono dopo l’audizione. Pare per una questione regolamentare. Bocciata e abbandonata lì. Voglio rifarmi: scriverò un pezzo per lo Zecchino.
Dopo Sanremo la sua Voce ha conquistato tutte le classifiche.
A ogni votazione avevo le balle girate. “Sono tra gli ultimi!”. Cercavano di consolarmi, rivendicavo la mia tristezza.
Prima del debutto…
Ero nervosa, ma lassù nell’angolo vedevo scherzare Fiorello e Amadeus. Sentivo Achille Lauro declamare il suo manifesto artistico: “Non abbiate paura di essere voi stessi”. Parole miracolose. Così scesi la scala, i miei piedi nudi mi sussurravano: “Stai tranquilla, ti teniamo a contatto con la terra, se ti agiti puoi sederti”.

Ha proposto una canzone dall’ambiguità quasi mitologica. Parla alla propria voce, ma potrebbe rivolgersi a un’altra ragazza.
Il mio io non è così solido quanto la mia vocazione a sentirmi parte di ogni altro. Voglio comprendere e accogliere tutti. Sperimentarne le vite, vedere con i loro occhi, libera da pregiudizio. Non è solo la mia “voce”, ma di molti. Di sicuro quella della mia amica Matilde.
La sua è anche libertà di esplorare la sessualità. Le comunità LGBT non hanno apprezzato che lei non voglia farsi etichettare.
Le community sono importanti, per molte persone sono un rifugio necessario. Ma nella mia crescita voglio avere il diritto di provare e scegliere. Ho detto di essere bisessuale, sto accettando fino in fondo ciò che sono. Fluida. Se mi passa la battuta, si scopa di più! Come farei a descrivere l’amore per una donna senza averlo mai provato? E devo innamorarmi di un uomo, per poterlo cantare. Non seguirò percorsi prestabiliti. Il mio corpo è un mezzo. Sono una locomotiva che fa girare le ruote sopra binari che costruisco man mano.
Quando ha scoperto la ricchezza interiore?
Sono sempre stata così. In campeggio, da piccola, mi incuriosivano i discorsi di certi amici dei miei. Intellettuali con chitarre. Chiedevo a mamma e papà: è questo il senso della vita? Ero una di quelle bambine che lasciava il nido per scoprire cosa c’è nel cielo. Arrivata alla pubertà, mi sono sentita destabilizzata: “Ok, vediamo chi sono”.
Mesi fa pubblicò un brano dal testo esplicito. Già nel titolo, Clito. Come reagì sua madre?
In famiglia mi comprendono. Mamma obiettò: “perché questa cosa?”. E io: “tutti i giorni sentiamo maschi che parlano e cantano di cazzo e figa, solo loro possono?”. E lei: “In effetti”. Nell’album Madame, che esce il 19 marzo, dirò molte altre cose. C’è un pezzo, Vergogna: “La vergogna non la provo/la mia faccia non colora/sono così sincera da farmi schifo da sola”. Provo pudore solo quando affronto i miei errori.

 

(Nella foto Madame)