Pubblicato il 09/03/2021, 14:34 | Scritto da La Redazione

Cairo-Lotito, duellanti della Tv e del calcio

Fondi, diritti tv e tamponi ballerini. S’infiamma la guerra Lotito-Cairo

La Verità, pagina 14, di Alessandro Da Rold.

Sullo sfondo della battaglia per i diritti televisivi della Serie A si sta consumando una guerra senza esclusione di colpi tra due big del calcio italiano, Urbano Cairo e Claudio Lotito. Da ormai un anno i presidenti di Torino e Lazio se le danno di santa ragione. Lo si può leggere sui quotidiani, in particolare quelli vicino a Cairo, ma iniziano a intravedersi gli strascichi anche nelle aule di tribunale della giustizia sportiva e civile. A lato dello stallo sui diritti tv – in particolare sull’entrata dei fondi o meno dentro la Serie A -, l’ultimo capitolo della saga è legato alla partita non giocata di martedì scorso. Come è noto, i granata non si sono presentati all’Olimpico dopo aver ricevuto dall’Asl torinese una sorta di via libera a non presentarsi in campo per «rischio contagio». La Lazio è andata subito alle carte bollate e rivendica la vittoria a tavolino per 3-0. Il Toro invece sostiene di aver rispettato le regole e anzi lo stesso Cairo aveva attaccato la Lega chiedendo il rinvio della partita.

Il problema, sostengono in casa biancoceleste, è che ci sarebbero troppe incongruenze nella gestione sanitaria della squadra piemontese. La squadra di Cairo era infatti entrata in quarantena il 23 febbraio scorso, dopo che diversi giocatori erano risultati positivi. In teoria la quarantena sarebbe dovuta terminare alla mezzanotte del primo marzo, giusto la sera prima di scendere in campo contro la Lazio all’Olimpico. Il punto è che, sostengono nel ricorso gli avvocati di Lotito, i giocatori del Torino avevano già violato il 28 febbraio la quarantena per riprendere allenamenti individuali. Solo a quel punto, cioè il primo marzo, dopo le proteste della Lazio, la Asl avrebbe dato l’assenso al ritorno all’allenamento e avrebbe posticipato al 24 febbraio l’inizio della quarantena. In questo modo la partita si sarebbe dovuta rinviare. La questione è sospesa. A decidere è il giudice sportivo della A che è anche il capo del coordinamento legislativo del ministero dell’Economia, l’avvocato e consigliere di Stato Gerardo Mastrandrea. Caso vuole che il suo capo di gabinetto al Mef sia Giuseppe Chinè, che è anche capo della Procura federale della Figc. Incroci statali e sportivi a parte, le schermaglie di questi giorni ben raccontano la situazione dalle 2 squadre.

Una battaglia che dura da mesi

Del resto, già a novembre dello scorso anno, Lotito e Cairo iniziarono a discutere di tamponi, soprattutto dopo il caso della positività di Ciro Immobile. Fu allora che il patron di Corriere e Gazzetta decise di scrivere alla Procura della Figc per chiedere «chiarimenti su possibili violazioni deI protocollo da parte della Lazio». La vicenda fu accompagnata da un articolo in prima pagina sulla rosea dal titolo: “Lotito esplode lo scandalo”. Il laziale gli rispose a stretto giro di posta, sia con una citazione in tribunale, sia con un’intervista a Repubblica. «Cairo mi odia a morte dopo che ha perso con me, i suoi giornali mi attaccano per questo. Ma perde sempre, è ultimo in classifica».

A Formello, infatti, c’è la convinzione che il presidente di Cairo Communication veda Lotito quasi come un suo alter ego romano. Le frizioni tra i 2 vanno avanti da anni. Il coronavirus non ha aiutato. La scorsa primavera le 2 squadre hanno iniziato a stare su sponde differenti quando si discuteva se ricominciare o meno il campionato. Cairo era contrario, Lotito a favore. Di mezzo c’era il discorso sulla patrimonializzazione delle squadre. Secondo il presidente laziale il blocco del campionato avrebbe fatto scendere in picchiata il valore stesso della Serie A. A maggio sono arrivate le prime querele, dopo l’ennesimo attacco della Gazzetta e le prime querele.

 

(Nella foto, da sinistra, Urbano Cairo e Claudio Lotito)