Pubblicato il 18/02/2021, 19:05 | Scritto da Emanuele Bruno

Sky cambia pelle, ma la killer application per ora rimane il calcio

Sky cambia pelle, ma la killer application per ora rimane il calcio
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: da media company a fornitore di servizi, un hub dove trovare tutti i servizi in streaming del mercato. Senza dimenticare che il pallone è ancora un asset fondamentale.

Sky si trasforma. Senza rinunciare a un ruolo nel calcio

Prima Comunicazione, pagina 21, di Emanuele Bruno.

Maximo Ibarra porta avanti il processo di trasformazione di Sky, che in tre anni dovrà ridefinire il proprio volto, i propri quadri, la propria organizzazione, cercando di non sacrificare la natura e l’identità “profonda” del business della piattaforma pay. Gli investimenti massicci appena annunciati sulle coppe europee di calcio e la proposta per la Serie A, con un profilo dell’impegno che inevitabilmente assume anche una portata “politica”, raccontano come siano almeno due le direzioni all’attenzione del management. Da una parte, cresce la presenza sul territorio della fibra ultraveloce (e grazie all’accordo con Fastweb, Sky WiFi copre ora 1.500 città italiane) e la connessione diventa un asset sempre più importante nell’offerta “trina” di Sky.

Dall’altra, Ibarra sta continuando ad arricchire il sistema di app ospitato sul decoder evoluto Sky Q: sono già atterrati Dazn, Spotify, Amazon Prime Video, ma altri big dello streaming internazionale e “locale” arriveranno quanto prima. A marzo è programmato l’arrivo di Disney+, che non sarà dunque più solo su TlMvision, e poi entro l’anno sono attesi anche RaiPlay e Discovery+.

Il cambio di pelle

Una meta obbligata del nuovo percorso di Sky è così quella di rendere effettivo un posizionamento più largo: da “semplice” media company, con un modello di business più tradizionale, a entità in grado di assicurare ai propri clienti anche la banda larga e l’accesso facile e di qualità a tutte le opzioni d’intrattenimento disponibili sul mercato. In questo solco, da febbraio, per assumere un po’ dei tratti di libertà che caratterizzano le offerte dei vari Netflix, Disney+, Prime Video, Sky ha cominciato a proporsi ai vecchi e nuovi clienti con una nuova impostazione commerciale. Si lascia cioè la possibilità di scegliere tra due diversi profili, uno pensato per chi cerca la flessibilità, libero da vincoli; e l’altro per chi è disposto a un matrimonio più lungo, ma cerca un prezzo più basso.

Il primo profilo, denominato Sky Open, prevede un listino semplice e la possibilità di interrompere l’abbonamento in qualsiasi momento; il secondo, denominato Sky Smart, offre uno sconto sul prezzo di listino a fronte di un minimo di 18 mesi di abbonamento. La strategia non è però quella di trasformare un bouquet ‘editoriale’ di canali in un bouquet di app, la piattaforma in una sorta di comodo e performante “mediaporto” di marchi altrui e in parte rivali di Comcast sul panorama globale. Le offerte importanti appena fatte per i diritti del calcio raccontano infatti che la strategia è più complessa. Sky pare volere continuare ad avere un ruolo da stakeholder nello sport italiano, a partire dal complicato e peculiare sistema calcio.

 

(Nella foto Maximo Ibarra)