Pubblicato il 17/02/2021, 11:35 | Scritto da La Redazione

Rocco Casalino: Ora i giornalisti mi massacrano, ma torneranno

Rocco Casalino: «Non ho più amici tra i giornalisti, Conte è nella storia»

Il Fatto Quotidiano, pagina 16, di Selvaggia Lucarelli.

«L’uscita del libro mi distrae, almeno non penso a cosa è successo». Esordisce così Rocco Casalino, per tre anni uomo ombra dell’ex premier, ora corteggiatissimo da giornali e tv che con la scusa della sua autobiografia Il portavoce gli chiedono pure cosa mangiasse a colazione Giuseppe Conte.

Molti giornalisti, appena caduto Conte, ti hanno attaccato duramente.
Essere attaccato da colleghi mi è dispiaciuto. Al Corriere per dire ho concesso il doppio delle interviste che ad altri, fa male vedere che in un momento in cui non sono più il portavoce del premier, venga trattato così. Non servi più. Non credo che Conte sia finito e neppure io e i 5Stelle, per cui mi verrà da sorridere quando mi ricercheranno. Dirò: “Bentornati! Vi ricordate quando vi davo le interviste in esclusiva? Ecco, ora dovete aspettare un attimo”.
Nel libro dipingi Conte come una macchina perfetta. Forse troppo.
Lui è uno che non lascia niente al caso. Anche quando serviva un comunicato stampa pulito, in cui dovevo comunicare che so, che aveva incontrato la Merkel, io dicevo “Presidente, mando?” e lui: “Fammi leggere”.
Mai una smagliatura?
Anche in pandemia tutti avevano delle crisi di nervi, lui rimaneva lucido. Noi della comunicazione facevamo i turni per seguirlo, io non riuscivo a reggere i suoi ritmi, che erano dalle 8 a mezzanotte, sempre. A una certa ora mi scusavo: “Presidente, io vado a casa”.
Siete diventati amici?
Sì, ci davamo del tu, gli parlavo anche di cose personali, quando mia mamma ha avuto problemi di salute lui si preoccupava.

In cosa hai sbagliato in questi anni?
Nel pensare di poter costruire un rapporto di amicizia coi giornalisti.
Ci fu la famosa storia delle note audio diffuse dalla stampa, un’ingenuità la tua.
Mi è dispiaciuto perché lavoravo con questi giornalisti da anni, mi fidavo, rispondevo a tutti sempre, fino a notte fonda.
Quella del ponte di Genova fu una brutta storia.
Era uno sfogo personale, un periodo in cui ero in difficoltà e stavo soffrendo, non mi aspettavo l’accoltellamento del giornalista o che il tg della Rai aprisse con questa notizia.
Il giorno più bello da portavoce.
Quando Conte è riuscito a portarsi a casa i 209 miliardi. Tutti gli esperti del Consiglio europeo gli dicevano che era una guerra persa. Quando poi si rivolse in modo così duro alla Merkel che gli proponeva il Mes, dicendo “Guardi il mondo con gli occhiali di ieri”, pensarono “è pazzo”.
Tu?
Perfino io ero perplesso, chiedevo: “Presidente ma pensi davvero di poter vincere?”. Ritenevo che avrebbe perso e che ne potesse uscire danneggiato.

Regali te ne ha fatti?
Tanti. Molte cravatte importanti. E libri.
Tu a lui?
L’ultimo è stato un panettone artigianale di “Da Vittorio”.
Un panettone?
Sì, ma da 300 euro.
Una pochette mai?
No, se le sceglie lui.
Non lo consigliavi sul look?
Il primo giorno mi sono permesso di dargli un consiglio sul look, non avevo capito ancora la sua personalità, mi guardò male.
“Conte non è un politico e si vede” ha detto Renzi.
Se per politico si intende uno statista, Conte è un politico, se si intende un politicante, lo è qualcun altro. Nei libri di storia ci saranno dei capitoli su Conte, su altri presidenti del Consiglio al massimo qualche paragrafo.

Nel libro dici che Renzi “quando va in Tv si fa male”, Filippo Sensi avrebbe dovuto capirlo.
Un comunicatore deve capire cosa valorizzare e cosa nascondere. Se uno è simpatico lo esponi senza consumarlo, se uno per natura è antipatico non lo mandi, la tv amplifica i difetti.
Salvini funziona?
Sì, ma si sovraespone.
Zingaretti?
Lì ci lavorerei un po’. Si percepisce che è una persona perbene, è già molto.
E che potevi funzionare tu chi l’ha capito?
Casaleggio. Mi chiamava la mattina presto, mi alzavo dal letto, mi sembrava mancanza di rispetto anche parlargli da sdraiato.

 

(Nella foto Rocco Casalino)