Pubblicato il 10/02/2021, 17:32 | Scritto da La Redazione
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Appuntamento al parco per Gerry Scotti

Gerry Scotti: «Vita da nonno»

Corriere della sera, pagina 25, di Renato Franco.

Da zio Gerry a nonno Gerry è un attimo. L’altalena della vita ti «regala» la preoccupazione più grande (10 giorni in ospedale per Covid-19) e poi la gioia che allarga il cuore (la nipotina Virginia nata il 15 dicembre), testimoniata dalla foto al parco mentre spinge la carrozzina. «Di solito mi vengono meglio, chiedo scusa per la qualità dell’immagine, c’è un terzo braccio che svolazza ma mi sono photoshoppato da solo per togliere la gente attorno: per pretendere la privacy la devi garantire agli altri».

Non volevo parlare di fotografia, ma di sua nipote. II nome è un omaggio a lei…
«Il mio nome ogni volta è una sorpresa, per tutti sono Gerry ma mi chiamo Virginio, un nome che declinato al femminile è molto più gradevole e bello. Non ho spinto io ovviamente, doveva piacere anche a mia nuora. È stato davvero un gran regalo».
Come si comporta da nonno?
«Sono consapevole del mio carattere apprensivo e invadente, diciamo pure ingombrante, e soprattutto nei primi giorni sono stato molto discreto. Il via vai di amici e parenti era pressante, mi sono dovuto sforzare per stare al mio posto, ma so che Ginevra e Edoardo hanno gradito. Mi rendo disponibile se serve qualcosa, a chiamata. Insomma, sanno che il nonno c’è».
II vantaggio della mascherina è che al parco fanno più fatica a riconoscerla.
«In questo senso la mascherina è un toccasana, sarò l’ultimo a toglierla».
Quindi non è di quelli che si presenta a sorpresa sotto casa?
«Se abitassimo a portata di passeggiate sarei di certo più invadente. Ci diamo gli appuntamenti al parco Sempione (a Milano), ogni volta che portano lì la bambina cerco di andarci anche io, li raggiungo in macchina o in bicicletta. Complice il bel tempo che arriverà i giretti fuori si intensificheranno. Intanto spio già quello che fanno gli altri nonni».

Le prime emozioni?
«Avevo una paura terribile a tenere la nipotina in braccio, nemmeno con mio figlio ero così imbranato. E poi il periodo che stiamo vivendo impone un sacco di attenzioni: mascherina, gel, disinfezioni, è una preoccupazione in più anche se ho già avuto il Covid. Ora vedo che – sarà per le mie forme morbide – Virginia si addormenta volentieri in braccio. Appena posso me la spupazzo e me la godo, anche se quando sono così piccoli il rapporto è piuttosto animalesco. Di sicuro però evito di farle i versi scemi che fanno certi adulti ai bambini, mai capita quella cosa».
Cosa sogna per sua nipote?
«Noi, figli del boom economico degli anni Sessanta, sognavamo per i nostri figli un futuro migliore. Ahimè adesso sono qui a dirmi che sarebbe bastato un futuro simile al mio perché in giro non vedo cose bellissime. Da padre e da nonno sono preoccupato. Sto leggendo il libro di Sabino Cassese, Una volta il futuro era migliore. Comincio a crederci, ma mi auguro ci sia un’inversione di rotta».
La vita privata è cambiata. E quella professionale come va?
«Ogni giorno mi fanno i complimenti per i numeri delle repliche di Caduta Libera, ma la verità è che avrei preferito fare delle puntate originali. So che per la pandemia Mediaset ha fatto di necessità virtù: passato il periodo di necessita, mi auguro arrivi anche il periodo della virtù. L’8 marzo torno in onda con Striscia prima con Francesca Manzini, poi con Michelle Hunziker. A giugno invece il mio contratto scade, vediamo come vanno le cose…».

 

(Nella foto Gerry Scotti)