Pubblicato il 04/02/2021, 19:05 | Scritto da La Redazione
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Loretta Goggi: I miei Sanremo da madrina, cantante e conduttrice

Loretta Goggi: «Grazie a Pippo Baudo che andò a sposarsi e mi lasciò Sanremo»

La Repubblica, pagina 34, di Ernesto Assante.

«Un artista senza pubblico? Per chi trasmette ciò che ha dentro è difficilissimo. Come fai a sapere se hai regalato un’emozione? Il pubblico e i suoi umori sono la nostra energia…». Loretta Goggi il Sanremo senza pubblico forse non lo condurrebbe. È una delle grandi star della nostra tv, poliedrica e instancabile. Ha contribuito a farne la storia e ne è ancora protagonista.

Il palco del Festival lo ha calcato tre volte, madrina, cantante e conduttrice. E ogni volta ha lasciato il segno: «La prima, da madrina, fu nel 1977, con Il giardino dei semplici. Erano prodotti da Totò Savio che era il mio autore e andai volentieri a sostenerli. Non era la stagione migliore del Festival, diciamo la verità, il primo anno all’Ariston dopo tutte le edizioni al Casinò, in tv andava solo la finale, nulla a che vedere con gli ultimi anni. Ma mi sono divertita, non avevo ansie né responsabilità, ci andai in maniera scanzonata».

Quattro anni dopo partecipò alla gara, e lì cambiò tutto.
«Eh, sì… Era il 1981 e andai con Maledetta primavera, esattamente quaranta anni fa».
Come mai decise dl andare?
«La canzone era pronta, era la sigla finale di Hello Goggi su Canale5, primo varietà della tv di Berlusconi. Per una serie di ritardi lo show non poté andare in onda in tutta Italia contemporaneamente e alla fine slittò. Savio pensò che fosse un peccato lasciare la canzone nel cassetto e mi propose di presentarla a Sanremo. Io, con un po’ di ragionamento e una buona dose di incoscienza, dissi di sì, “tanto, anche se va male, resto una showgirl, che m’importa se non arrivo in finale, non sono mica una cantante”. Andai, cantai la prima volta e tornai in albergo convinta che sarei stata eliminata. Invece andammo in finale e per me era già un bel successo, la canzone era piaciuta. Canto l’ultima volta, con Gianni Brezza ci prepariamo per andare a cena, la nostra storia non era ancora pubblica, volevamo evitare i giornalisti. Mi ferma Gianni Ravera, “dove vai cocca?”. Rispondo “a cena, sono con il mio compagno…”. “Cocca devi aspettà, nun me fa parlà…”. Stavo per protestare, pensavo che volesse trattenerci solo per i saluti finali quando aggiunge “sei arrivata terza”. Credevo scherzasse, ma era vero. Poi, da dietro al palco sento Cecchetto che mi chiama e dice che Maledetta primavera è seconda classificata. Mi prese un colpo, fu un momento straordinario».
Si aspettava che la canzone potesse diventare un classico del pop italiano?
«Pensavo fosse bella, ma sapevo di non essere una cantante. Ma mi piacque subito e l’ho difesa con le unghie e con i denti».
Da cosa?
«Per mantenere la parola “maledetta”: la volevano togliere, sembrava negativa, avevano il terrore di sentirla in una canzone. Dissi che, eliminandola, avrebbero tolto personalità al pezzo, la canzone non avrebbe più avuto la sua verità. Mi diedero ragione».

A Sanremo come cantante non è più tornata, nonostante altri grandi successi.
«Nel 1984 mi proposero di partecipare con Un amore grande ma dissi di no, poi l’ha cantata Pupo. Non mi andava di arrivare magari terza, meglio non rovinare il buon ricordo che avevo lasciato. Il brano alla fine lo incisi e diventò la sigla di Loretta Goggi in quiz».
Poi il Festival l’ha presentato.
«Sì, nell’86, ed è stato il coronamento di un’intera carriera. Una grande soddisfazione. Devo ringraziare il matrimonio di Pippo Baudo».
In che senso?
Mi chiamarono Ravera e Baudo, Pippo mi chiese se volessi condurre con lui, accettai, era un’occasione bellissima, un onore. Poi Pippo uscì con Gianni e disse “dille di prepararsi bene, tanto io non lo faccio perché mi sposo”. E così andò».
Un grande successo.
«Come sempre devo ringraziare il pubblico. Non sempre gli addetti ai lavori mi hanno appoggiata, ma il pubblico mi ha sempre sostenuta».

 

(Nella foto Loretta Goggi)