Pubblicato il 01/02/2021, 18:35 | Scritto da La Redazione

Ed ecco a voi la saga (dimenticata) dei Cecchi Gori

Una dinastia decaduta, tra Oscar e pignoramenti

Il Quotidiano del Sud, pagina 6, di Marco Spagnoli.

Cecchi Gori – Una famiglia italiana nasce dai lunghi confronti con Vittorio Cecchi Gori, dalla voglia di raccontarsi e di raccontare la storia della sua vita. Un film costruito su materiali inediti, testimonianze esclusive, documentazioni fotografiche, oggetti personali, appunti preparatori e di lavorazione, copioni di progetti cinematografici mai realizzati. Il nostro obiettivo era quello di unire l’osservazione umana e al tempo stesso il rigore dell’analisi storica e sociale di un percorso di vita emblematico. Oggi Vittorio è, infatti, un uomo solo, agli arresti domiciliari, ma si sente ancora il magnate, il produttore, il Presidente della squadra di calcio, il Senatore, il playboy: tutti frammenti di un passato dissolto rapidamente, davanti a noi riuniti, concentrati, distillati dal tempo, dalle traversie e dagli eccessi in un uomo che, di persona, è un pallido riflesso di quello raccontato dalla cronaca di oltre trent’anni di vita, affari e pettegolezzi.

Gran parte del docu-film è stato girato nella sua casa patrizia con tracce sensibili dei pignoramenti indifferenti agli onori e alle glorie del passato: tra abat-jour mancanti, libri che non vuole pignorare nessuno e Oscar che non sono pignorabili, vive lui, ex rampollo di una delle più potenti famiglie italiane, oggi, anziano, malandato, ferito nell’animo, ma – nonostante tutto – ancora determinato e pronto a raccontare. Nonostante tutto. Tornare a vivere nella casa dei genitori, acquistata con i ricavi de Il Sorpasso, lo ha costretto a fare i conti con i propri vizi e le proprie virtù, con i successi e gli errori di una vita condotta al massimo.

La fine del sucesso

Chiusi i palazzi, finite le cene, rimasti vuoti i bicchieri di champagne e i letti una volta riempiti da donne abituate a schermi panoramici per le loro bellezze, Vittorio Cecchi Gori, come succede solo agli adolescenti scapestrati e ai nobili russi decaduti nei romanzi di Dostoevskij, è tornato a casa dei suoi genitori. Ed è qui che in continuo rimando tra passato e presente, la macchina da presa ne descrive umori ed ossessioni, debolezze e grandezze, miserie e tracce di nobiltà perduta in un colpo solo. A causa di quello che sembra essere stato in parte anche un complotto, una congiura di palazzo compiuta contro un uomo che non si poteva permettere certe debolezze in momenti delicati.

Oggi Vittorio è forse abbattuto, ma non sconfitto; amaro, ma non rassegnato; dispiaciuto, ma – a suo modo – gioviale e combattivo. Un racconto storico, sociale e personale che – non senza sorprese – ripercorre un’epoca conclusasi per sempre: quella di centinaia di milioni di spettatori pronti a entrare nelle sale cinematografiche; anni d’oro del cinema italiano, anni bellissimi, anni perfino “facili” come titolava un film del tempo, ma – soprattutto – anni irripetibili e indimenticabili.

 

(Nella foto Vittorio Cecchi Gori)