Pubblicato il 29/01/2021, 11:35 | Scritto da La Redazione
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Sanremo è il ring dove si menano due culture

Sanremo è il ring dove si menano due culture
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: ci mancava solo questa, la lotta della Cultura Alta contro la Cultura Pop. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini si è espresso contro la presenza dei figuranti in sala durante il Festival di Sanremo. Quindi, niente pubblico, niente Sanremo. Ma i figuranti sono pubblico? Si apre qui una bella discussione teorica. Ben spiegata da Aldo Grasso.

Scontro tra culture. E penalizzando il Teatro Ariston si dà retta alle sirene della protesta

Corriere della sera, pagina 19, di Aldo Grasso.

Ci mancava solo questa, la lotta della Cultura Alta contro la Cultura Pop. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini si è espresso contro la presenza dei figuranti in sala durante il Festival di Sanremo. Quindi, niente pubblico, niente Sanremo. Ma i figuranti sono pubblico? Si apre qui una bella discussione teorica. Giorni fa si era espresso in proposito il direttore di Rai1 Stefano Coletta: «Sanremo è il “continuum” fisiologico di tutto l’intrattenimento che siamo stati capaci di realizzare quest’anno nonostante la pandemia. Sarà un programma televisivo, seriale ma condensato in cinque serate, fatto all’interno dell’Ariston invece che negli studi di Roma o di Milano, con protocolli di sicurezza utilizzati per tutte le altre trasmissioni)». Difficile dargli torto. Ci sono molte trasmissioni, da Amici a X Factor che hanno figuranti in studio.

La Cultura si ribella

Motivo per cui temiamo che Franceschini abbia dato ascolto alle molte lamentele che si sono elevate dal «mondo della cultura», teatranti e musicisti, da Moni Ovadia ad Ascanio Celestini, da Carlo Fontana a Michele Mariotti. Il direttore del Teatro di Genova, Davide Livermore, è sceso sul piede di guerra: «Assisteremo a Sanremo con il pubblico in sala? Allora noi apriremo i teatri e sul palco ci sarà il nostre Festival: primo concorrente Shakespeare». Shakespeare contro le canzonette, come si fa a essere insensibili?

Anche Emma Dante ha fatto sentire la sua indignazione: «Se si decide di fare Sanremo con il pubblico, si riaprono i teatri e i cinema. È pacifico». Le ha fatto eco l’attrice Manuela Kustermann: «Se il Festival di Sanremo apre al pubblico mobilitiamoci, scendiamo in piazza. Ci sentiamo mortificati, dimenticati. Si parla di turismo, mai di cultura, mai di teatro. È vergognoso che da mesi il ministro Franceschini sia latitante, non dica nulla, non si esponga». Si è esposto. Il 16 gennaio scorso, con molto coraggio e pagando di tasca propria i tamponi, Andrée Ruth Shammah ha aperto il Teatro Franco Parenti per celebrare i 50 anni della nascita del Salone Pier Lombardo. Come ha potuto? «Semplice – ha detto la regista – la norma permette, rispettate le regole del distanziamento nei luoghi chiusi, dl fare registrazioni televisive. Così ho potuto scritturare gli spettatori che erano presenti in sala come comparse». E il ministro Franceschini non ha detto nulla? Naturalmente il desiderio di tutti è che i teatri riaprano, che i cinema riaprano, che l’attività culturale riprenda a pieno ritmo (purtroppo, anche in assenza di una politica culturale), ma rivendicare le proprie aspirazioni penalizzando il Festival è solo dare retta alle sirene del populismo, un modo di pensare che nulla ha a che fare con la cultura.

 

(Nella foto il Teatro Ariston)