Pubblicato il 12/01/2021, 17:33 | Scritto da La Redazione

Greta Ferro: Che bella la fiction Made in Italy sulla nascita della moda

Greta Ferro: Che bella la fiction Made in Italy sulla nascita della moda
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: l’attrice è la protagonista della serie di Canale5, ambientata negli anni ’70 quando i nostri stilisti iniziarono a conquistare il mondo.

Greta Ferro: «Vi racconto la moda che nacque negli Anni di piombo»

Il Giornale, pagina 27, di Laura Rio.

Una carriera fulminante. Quasi come quella della protagonista della fiction di cui, a soli 25 anni, è interprete: Made in Italy. Domani sera su Canale5 Greta Ferro, molisana, modella, attrice emergente, un viso delizioso e un sorriso brillante incastonati tra riccioli bruni, si calerà nei panni di Irene Mastrangelo, giovane giornalista che si fa strada nella redazione di un settimanale di moda. Siamo negli anni ’70 degli Armani, Valentino, Krizia, Missoni, quando le nostre griffe conquistano il mondo.

Attraverso gli occhi e le vicende professionali e sentimentali di Irene, la serie in 4 puntate prodotta da Taodue (già visibile in pay su Amazon) racconta la nascita di uno dei più importanti settori produttivi nazionali e il nostro biglietto da visita nel mondo. E anche un omaggio all’Italia in tempi di pandemia.

Greta, in due anni sei passata da modella ad attrice, da volto di Armani Beauty a ruoli in fiction come Chiara Lubich, in onda la scorsa settimana su Rai1 e Made in Italy.
«È successo tutto molto semplicemente. Frequentavo l’università Bocconi a Milano, dove mi sono trasferita nel 2013. Una sera stavo alla fermata del tram, si sono avvicinati due talent scout dell’agenzia Why Not per chiedermi se ero interessata a un fare un book fotografico, da li è cominciato tutto. La svolta è arrivata quando mi hanno scelta per un corto per Armani, intitolato Una giacca. Lo stesso filmato visto dai registi di Made in Italy, Ago Panini e Luca Lucini, che mi hanno voluta come protagonista della fiction».
Insomma, hai realizzato i tuoi sogni di bambina?
«Proprio per nulla. Da piccola ero un maschiaccio, non badavo proprio ai vestiti, non mettevo mai la gonna, odiavo il rosa. Anzi mia madre non mi comprava neppure le Barbie perché diceva che erano diseducative. E io sono diventata modella, si vede che era il mio karma».

Un’esperienza che ti è servita anche per interpretare la fiction.
«Assolutamente sì. Raccontiamo gli esordi degli stilisti con cui lavoro adesso. Ma in generale si vede anche l’Italia degli anni ’70 con i suoi problemi, il terrorismo, e anche i grandi cambiamenti sociali. Per esempio, ricordiamoci che Armani destruttura la giacca per le donne che lavorano».
Irene, la protagonista, è una ragazza di famiglia umile del Sud che riesce a far carriera con le proprie forze in un ambiente competitivo come la redazione di un giornale. Con le dovute differenze, un po’ assomiglia alla tua storia.
«Irene viene da una famiglia operaia ed è una giovane donna in un’epoca in cui per le ragazze è difficile costruirsi una vita indipendente. Per me, invece, è stato più facile avendo una famiglia agiata alle spalle e vivendo in un mondo che ha beneficiato delle battaglie degli anni ’70. Però, di tratti in comune ne abbiamo: entrambe siamo catapultate in un modo che ci sorprende e ci fa crescere, siamo positive, curiose e istintive, anche fortunate, pronte a cogliere le occasioni ma anche impegnate negli studi: io seguivo i corsi di recitazione alla Paolo Grassi a Milano mentre frequentavo la Bocconi».

 

(Nella foto Greta Ferro)