Pubblicato il 07/01/2021, 19:05 | Scritto da La Redazione

La Serie A ragiona su un suo canale tv

Serie A, i broadcaster mobilitati in vista del canale della Lega

Il Sole 24 Ore, pagina 18, di Andrea Biondi.

Tutte le strade della Serie A portano al canale tematico. E i vari broadcaster – compresi Mediaset e Discovery, oltre a Sky – guardano anche a questa possibilità per capire se riuscire a entrare in una partita che, visti i bandi per il triennio 2021-24 pubblicati il 4 gennaio, sembra andare dritta verso il nuovo (e ambizioso) progetto della Confindustria del calcio di farsi un canale in proprio e venderne i contenuti agli operatori pronti a rivenderlo. In quest’ultimo caso il “rischio d’impresa” sarebbe tutto sulle spalle dei club. Ma l’arrivo dei fondi di private equity in via Rosellini – con la cordata Cvc-Advent-Fsi che ha messo sul tavolo 1,7 miliardi di offerta per il 10% di una media company – sembrerebbe dare un minimo di tranquillità in più.

Su questo versante oggi è prevista una riunione fra i vertici della Lega Serie A, il presidente Paolo Dal Pino e l’ad Luigi De Siervo, con i presidenti dei club per fare il punto sulle trattative con i fondi. C’è ancora qualche tessera da mettere al posto giusto, ma sarebbe roba di dettaglio e in Lega il dossier è dato per fatto. Gli operatori del mercato hanno intanto iniziato a valutare le proposte dei bandi pubblicati dalla Lega con l’obiettivo di arrivare a introiti annui per almeno 1,150 miliardi. Il canale resta l’opzione in caso di fallimento dei due bandi a broadcaster e intermediari, ma un ruolo lo avrebbe anche in caso di assegnazione ai broadcaster per piattaforma.

Gli scenari possibili

Le possibilità sono tre, valide in sequenza. C’è l’invito rivolto ai broadcaster; quello per gli intermediari indipendenti (come Mediapro nel 2018) e quello, appunto, perla creazione di un canale tematico della Lega Serie A. Si passerà da uno step all’altro solo se andasse a vuoto l’obiettivo annuo di 1,150 miliardi che rappresentano un miglioramento di 177 milioni rispetto a quanto portato nelle casse della Lega dall’ultimo bando: 973 milioni all’anno grazie ai 780 messi sul piatto da Sky per 7 partite in esclusiva alla settimana e 193 da una Dazn per le rimanenti 3 partite e che in Italia ha sdoganato il calcio in streaming.

Agli operatori è proposta una modalità d’acquisto a pacchetti con tutte e 380 le partite per satellite (500 milioni l’anno), digitale terrestre (400 milioni) e Internet (250 milioni), ma in quest’ultimo caso in co-esclusiva con il canale della Lega che potrà vendere a operatori (che poi rivenderanno al pubblico) e potenzialmente anche al pubblico. In alternativa c’è l’assegnazione “mista”: pacchetto con 7 partite a settimana in esclusiva per satellite, digitale e Iptv (750 milioni), uno con le rimanenti tre per satellite, digitale e Iptv (250 milioni) e uno da 3 partite per Iptv (150 milioni). La sentenza del Consiglio di Stato che ha vietato le esclusive web a Sky è un elemento dirimente. La media company di casa Comcast sarebbe disposta a mettere sul piatto 900 milioni per lasciare ad altri la possibilità di trasmettere le stesse partite in streaming? Difficile.