Pubblicato il 16/12/2020, 19:02 | Scritto da La Redazione
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Allarme per il passaggio al nuovo standard del digitale terrestre

«Tv, rischio ritardi sul nuovo standard Servono regole e incentivi mirati»

Corriere della sera, pagina 34, di Andrea Ducci.

«Il processo è già in atto, ma pochi sembrano esserne al corrente o tenerne conto. Tanto che si rischiano ritardi, passaggi a vuoto e un danno per un settore economico vitale del nostro sistema produttivo». A lanciare il segnale di allerta è Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Televisioni, prefigurando il rischio di un «corto circuito» in vista del passaggio che entro il giugno 2022 renderà necessario adeguare o sostituire circa 30 milioni di apparecchi televisivi per consentire la ricezione attraverso il nuovo standard denominato Dvbt-2. La sigla indica l’ultima generazione di trasmissione in digitale terrestre, ma simboleggia anche lo spartiacque che i consumatori italiani sono chiamati ad affrontare nei prossimi 18 mesi per continuare a ricevere il segnale televisivo a casa.

Un passaggio delicato che preoccupa le aziende e gli operatori del settore tv, spingendoli a chiedere un’adeguata campagna di informazione e un processo il più possibile ordinato. Il passaggio, del resto, è previsto dall’obbligo per i broadcaster televisivi (Rai, Mediaset, La7 e i canali locali) di liberare le frequenze della banda 700 Mhz, mettendole a disposizione degli operatori di telecomunicazioni per il 5G. Un’operazione che richiede la migrazione delle Tv nazionali e locali su altre porzioni di spettro, imponendo così il ricorso al nuovo standard. Il termine ultimo per il giro di interruttore verso le trasmissioni in Dvbt-2 e per sostituire gli apparecchi televisivi di prima generazione nelle case di tutte le famiglie è fissato nel giugno 2022, ma già dal settembre 2021 il passaggio sarà avviato in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto e nelle province di Trento e Bolzano.

Manca poco tempo

Per questo Siddi sollecita il Governo, tenendo conto che in ballo c’è un settore che genera oltre 9 miliardi di ricavi, che coinvolge editori nazionali e locali, sia privati sia pubblici, impegnati, tra l’altro, a fronteggiare investimenti e adeguamenti tecnologi in un anno di emergenza come il 2020. «La trasformazione richiesta alla televisione per il rilascio della banda a 700 MHz non può comportare il rischio di una perdita sul fronte degli utenti, né tanto meno di ascolti», sottolinea Siddi. Che ribadisce l’urgenza di avviare una campagna di comunicazione adeguata. Secondo le stime di Confindustria Radio Tv nelle abitazioni degli italiani ci sono circa 30 milioni di apparecchi televisivi da sostituire entro il 30 giugno 2022, di questi circa 9 milioni sono da rimpiazzare entro il prossimo settembre.

«Per evitare passaggi a vuoto è necessario aumentare le vendite di nuovi apparecchi tv o decoder, che fino ad oggi si sono attestate intorno a poco più di 300 mila pezzi al mese. A questo – osserva Siddi – si aggiunga una particolare resilienza al cambiamento proprio nella quota della popolazione con i ricevitori più vecchi». Per ora l’incentivo previsto dal Governo è un bonus per i nuovi televisori, riservato a famiglie con lsee (Indicatore della situazione economica equivalente) non superiore a 20 mila euro

 

(Nella foto le sedi Mediaset e Vivendi)