Pubblicato il 07/12/2020, 17:33 | Scritto da La Redazione

La Prima della Scala solo in tv. Speriamo per l’ultima volta

Scala, ecco la nuova prima. E speriamo ultima

Il Giornale, pagina 30, di Piera Anna Franini.

Ventiquattro cantanti da Oscar della lirica hanno solcato mari, cieli e autostrade per esserci: Domingo, Salsi, Magna, Alvarez, Buratto, Crebassa, Florez, Garanca, Opolais, Yoncheva… Saranno loro a porre la firma su A riveder le stelle, lo spettacolo del Teatro alla Scala in onda stasera su Rai1 (dalle 17) e Radio3. Un kolossal di tre ore che combina il teatro d’opera (31 i brani musicali) al cinema, prosa, poesia, 24 solisti di canto, coro, orchestra, ballerini, Roberto Bolle compreso, attori, da Popolizio a Marinoni, il tutto prodotto dalla Scala perla tv di Stato e diramato nel mondo.

È l’alternativa a un’impossibile Prima, a quella serata di arte e glamour che nasce ogni 7 dicembre nel teatro-icona di Milano. La pandemia ha sparigliato le carte cancellando la prevista Lucia di Lammermoor, ma ha aperto una nuova strada: percorribile anche in futuro? Mah. Ciò a cui assisteremo stasera intendiamolo come un evento straordinario e irripetibile, frutto delle difficoltà che acuiscono l’ingegno. La Scala è l’opera, danza, sinfonica e cameristica da consumarsi con gli spettatori in sala, «la fossa strapiena di orchestrali, la compagnia al completo, gli applausi», l’energia di chi fa e chi consuma, per dirla col sovrintendente Dominique Meyer che con la sua squadra è riuscito a generare una tale densità di celebrità in un sol giorno da rendere comunque non più replicabile una serata così.

Evento irripetibile

In queste settimane di chiusura dei teatri, non pochi enti italiani hanno allestito opere a teatro vuoto trasmettendole attraverso canali propri o altrui, abbiamo assistito a titoli pensati per il vecchio palcoscenico e poi in onda sul piccolo schermo, altre operazioni sono invece nate per la tv. Il prodotto Scala è alternativo a quanto visto finora. Ai critici e al pubblico l’ardua sentenza. Il Teatro alla Scala si è trasformato in uno studio tv con coristi e artisti fra palchi e palcoscenico, attori nel foyer, camerini e in scena, l’orchestra in platea dove è stato ricavato un golfo mistico che offre «un suono eccellente, nonostante i distanziamenti ormai obbligatori» assicura Riccardo Chailly, sul podio per le tre ore di show.

 

(Nella foto il Teatro alla Scala)