Pubblicato il 02/12/2020, 20:02 | Scritto da La Redazione

Quel pasticciaccio brutto tra il Ministero e Chili. Non si poteva fare con la Rai?

Quel pasticciaccio brutto tra il Ministero e Chili. Non si poteva fare con la Rai?
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: che cosa ha spinto il ministro Dario Franceschini a far sì che la piattaforma Chili, in rosso profondo, fosse imbottita di milioni di euro per dar vita a programmi che valorizzino il patrimonio italiano? Non era più semplice rivolgersi alla Rai e, in particolare, a Rai Play?

Perché il governo dimentica Raiplay?

Il Dubbio, pagina 16, di Marco Molendini.

Il progetto Netflix della cultura, piattaforma streaming antivirus, ha fatto il primo passo. Il cda della Cassa depositi e prestiti ha varato l’operazione stabilendo che avrà il 51 per cento con un investimento di 9 milioni, altri dieci saranno messi a disposizione dal ministero della cultura, mentre la piattaforma televisiva lombarda Chili tv, metterà altri 9 milioni fra cash e knowhow, non si sa in quali proporzioni. Il rischio, però, è che i prossimi passi affondino in un terreno scivoloso. Il fatto è che Chili tv che poche settimane fa ha presentato il suo ottavo bilancio in perdita fra alcune divergenze dei soci (si sono astenuti i rappresentanti di major importanti come Sony, Paramount e 20th Century Fox), mentre già da tempo la società Lavazza, che aveva investito 29 milioni di euro per una quota del 18 per cento della piattaforma, ha svalutato la sua partecipazione in modo quasi totale.

L’esercizio 2019, pur segnando ricavi in crescita, ha segnato un rosso di 19,5 milioni di euro, maggiore di quello dell’annualità precedente che era a 13 milioni. Un totale in ventiquattro mesi di 32,5 milioni che si sommano ad altri 52,5 milioni accumulati negli anni passati dalla piattaforma presieduta da Giorgio Tacchia e lanciata dodici anni fa da Stefano Parisi. Non sono i migliori auspici per far nascere un’operazione che è stata varata nell’emergenza, ma che ha ambizioni di poter andare avanti anche in tempi tornati normali, quando il distanziamento sociale e il contingentamento degli spettatori nelle sale e nei teatri sarà (speriamo) solo un ricordo. I dubbi si sommano pensando a quale potrebbe essere la reale utilità di una simile impresa in tempi di social capaci di trasmettere tutto e dovunque.

E la Rai?

Ma, a parte questo non piccolo dettaglio, c’è un altro grosso interrogativo: perché non si è pensato alla Rai, televisione di Stato che avrebbe bisogno oltremodo di una cura ricostituente sul fronte culturale e che, comunque, nel suo bouquet ha una piattaforma streaming sottoutilizzata che è RaiPlay e sulla quale recentemente sono già stati spesi un bel po’ di soldi per un rilancio che si stenta a vedere.

 

(Nella foto Chili Tv)