Arriva in Tv la storia dell’isola che non c’è più
La repubblica in mezzo al mare
La Stampa, pagina 18, di Franco Giubilei.
L’uomo che costruì un’isola artificiale al largo di Rimini, proclamandola repubblica indipendente, era un ingegnere bolognese bizzarro e geniale che aveva un’idea molto precisa: fare dell’Isola delle Rose, come l’aveva battezzata, una specie di resort in mezzo al mare per i turisti che già allora affollavano la Riviera romagnola. Durò poco meno di due mesi, dal primo maggio al 26 giugno 1968, quindi arrivarono polizia e guardia di finanza a spazzare via il sogno di una vita di Giorgio Rosa, colui che aveva progettato e realizzato la piattaforma da 400 metri quadrati che i riminesi chiamavano familiarmente «l’isola di ferro». In quelle poche settimane, i giornali italiani e tedeschi riservarono ampio spazio a quell’utopia galleggiante nell’Adriatico cui oggi Netflix dedica un film in uscita online il prossimo 9 dicembre: Rosa è interpretato da Elio Germano, mentre la regia è affidata a Sidney Sibilia, l’autore di Smetto quando voglio. Nel cast anche Matilda De Angelis, Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti oltre a François Cluzet.
Titolo: L’incredibile storia dell’isola delle Rose, quanto mai azzeccato, perché l’impresa tentata dall’ingegnere bolognese era veramente eccezionale. A chi poteva venire in mente di dar vita a un microstato sovrano con tanto di ministri a poco più di sei miglia dalla costa italiana? La distanza dalla Riviera era calcolata in modo che la repubblica sorgesse appena fuori dalle nostre acque territoriali: allora il limite era ancora di 6 miglia, solo dopo qualche anno sarebbe stato portato a 12. La costituzione venne scritta in italiano ed esperanto, ad accentuare la dimensione sovranazionale dell’impresa. L’indipendenza fu dichiarata il primo maggio 1968, anno in cui buona parte del pianeta, Italia compresa, era attraversata da inquietudini rivoluzionarie, e anche quello strano esperimento sembrava rientrare in qualche disegno utopistico.
La storia in un libro
Le cose però non stavano così, come ha appurato il giornalista Giuseppe Musilli, autore di un libro che ripercorre la vicenda, La storia dell’isola delle rose, pubblicato da Edizioni Interno 4: «Giorgio Rosa non sapeva neanche cosa fosse il Sessantotto, in vita sua non si è mai occupato di politica», racconta. Dai suoi colloqui con l’ingegnere, morto nel 2017 a 93 anni, affiora invece un personaggio il cui ideale di libertà era di natura prettamente economica e che, nella realizzazione della sua isola, aveva fiutato soprattutto un business: «Il mare di Rimini è stato scelto per i fondali bassi, in modo da piazzarci più agevolmente la piattaforma, e perché la città romagnola già all’inizio degli Anni ‘60 stava diventando un’importante meta turistica – spiega Musilli -. Sull’Isola delle rose riuscì a fare aprire solo un bar, affidandolo a una coppia, ma la sua idea era di realizzarci un albergo e appartamenti da rivendere, grazie all’impianto modulare della sua creazione».
(Nella foto L’incredibile storia dell’isola delle Rose)