Pubblicato il 26/10/2020, 11:35 | Scritto da La Redazione
Argomenti: , ,

Chi è quel cinquantenne disilluso e molto orso? Luca Bizzarri!

Luca Bizzarri: «Dalle sigarette di contrabbando al sogno di attore. E pungo i potenti»

Corriere della sera, pagina 24, di Candida Morvillo.

Luca Bizzarri è, con Paolo Kessisoglu la metà del duo Luca e Paolo. Insieme, sono stati lene in tv e hanno fatto film e programmi di successo, e in proprio, Luca è presidente della Fondazione Palazzo Ducale di Genova e ha un milione e mezzo di follower su Twitter, collezionati randellando politici. Ora, non pago, debutta come romanziere, con un thriller, Disturbo della pubblica quiete, edito da Mondadori. L’indole è inquieta. In videochiamata, fa su e giù per casa e dice: «Ormai, ho capito che la mia vita è come in American Psycho quando pensi di avercela fatta e invece arrivi a una porta dove c’è scritto: questa non è un’uscita. Ecco, passi la vita cercando una porta che, se l’oltrepassi, sarai realizzato. Ma, se hai la fortuna o la bravura di arrivarci, ti accorgi che ce n’è un’altra e un’altra ancora e non c’è mai l’uscita. Non so se anche quando hai una famiglia o un figlio. Quella porta ancora mi manca».

Le manca perché non l’ha trovata o non l’ha cercata?
«L’ho evitata, ma non abbastanza accuratamente. Ho avuto storie importanti, ma non mi sono avventurato in cose che forse non avrei saputo tenere vive e credo sia stato un bene per chi mi stava vicino. Però, non è che ho deciso di non avere famiglia o figli. Nel 2021 avrò 50 anni, qualche possibilità ancora ce l’ho».
Ora, perché un romanzo?
«Era una storia che avevo in testa da anni, l’inizio mi era stato raccontato da un amico poliziotto: due agenti incontrano un personaggio che vuole essere portato in galera, ma non ha fatto niente e loro non sanno come liberarsene. Mi sembrò una bella foto del nostro menefreghismo davanti alle seccature. Questi due poliziotti, se seguissero le procedure, finirebbero sommersi dalle scartoffie. Quindi, cercano di sfilarsi all’italiana, scaricando su qualcun altro, e finiscono per creare un problema molto più grande».
La polizia ne esce male.
«Non ci sono buoni e cattivi, ma ogni personaggio ha una spinta ad agire giustificabile e molto umana. E io non potrei essere contro la polizia, essendo figlio di carabiniere».

Però, Kessisoglu sostiene che, in gioventù, lei era un mezzo delinquente.
«Ho avuto un’adolescenza inquieta, però è passata. Alla fine, siamo il risultato di quello che abbiamo fatto. E io ho fatto mille errori che non rifarei».
Il più grave?
«Perdere tempo. Dai 14 ai 20 anni non ho studiato, ho solo bighellonato in giro».
Delinquendo quanto?
«Con gioia di mamma e papà, ero diventato amico di un marocchino che vendeva sigarette di contrabbando in centro, a Genova. Passavo le sere con lui a parlare e vendere sigarette. Era stato un professore universitario di nome Zbir. Mi ha ispirato il boss del romanzo Furono sere belle».
Pure lei vendeva sigarette?
«Quando Zbir stava per finirle, andava a prendere le altre e io rimanevo a tenere il banchetto. Per cui, capitava».
Chi le somiglia di più? L’immigrato che vuole essere arrestato o i poliziotti?
«Rossetti, l’agente più giovane, che è appena stato disilluso: pensava di diventare il più forte del mondo, si è accorto che la vita non è il sogno che hai da ragazzo, ma il lavoro di tutti i giorni».
Lei sarebbe disilluso?
«Ho realizzato il sogno di vivere facendo l’attore, ma ogni sogno raggiunto vale meno di quanto credevi».
Come mai tanti tweet contro i polititi?
«Mi piace punzecchiare e indicare il pistolino del re».

 

(Nella foto Luca Bizzarri)