Pubblicato il 19/10/2020, 19:02 | Scritto da La Redazione
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Giuseppe Fiorello vive di tv, ma sogna il cinema

Giuseppe Fiorello vive di tv, ma sogna il cinema
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: l’attore parla di un nuovo film di un esordiente, in cui crede molto.

Giuseppe Fiorello: «La tv non mi stanca ma amo il cinema e divento regista»

La Repubblica, pagina 28, di Arianna Finos.

Giuseppe Fiorello ha appena girato a Lamezia Terme una scena di massa, una maratona che si corre nel paesino calabrese in cui è ambientato L’afide e la formica, opera prima di Mario Vitale. «Avevamo voglia tutti di ricominciare e malgrado la fatica dei protocolli, siamo riusciti a portare a casa un film a cui tengo molto».

Perché?
«Ho letto la sceneggiatura durante il lockdown, mi ha folgorato. Nel film sono un insegnante di ginnastica che vuole riportare in vita la tradizionale maratona del paese, un progetto che aveva con il figlio che è stato ucciso. Gli studenti lo snobbano, c’è una parte della nuova generazione che osserva il mondo invece di parteciparvi in modo attivo e vive di frustrazioni e invidie, penso al caso estremo del giovane che ha ucciso due fidanzati perchè erano “troppo felici”. C’è una promettente atleta, Fatima, italiana ma di genitori marocchini. La madre la osteggia perché lei, musulmana, vorrebbe correre all’occidentale, senza velo e in calzoncini».
II titolo?
«Una mia idea. Della ragazza s’innamora un coetaneo appassionato di entomologia che le spiega il rapporto stupendo tra afide e formica. II regista gira benissimo. Sogniamo il grande schermo, anche se il periodo è incerto».
Ha fatto pochi film al cinema.
«Sì, ruoli piccoli in film interessanti. Non sono stanco della tv, ma il cinema lo amo. Però il cinema non si è fidato di me, forse perché troppi mi considerano chiuso nel mio mondo televisivo o pensano che chieda chissà quali compensi. Invece sono qui al servizio di questo giovane debuttante in cui credo. E vorrei che il pubblico continuasse ad andare in sala. Il cinema ha cambiato anche la vita della mia famiglia».

In che senso?
«Durante il lockdown uno dei miei figli ha iniziato ad avere problemi con le lezioni a distanza, si è sentito destabilizzato. Gli ho chiesto di vedere con me C’era una volta in America. Due mesi dopo mi dice “papà sto calcolando che abbiamo visto insieme settanta film”. Da Leone a De Niro, ai film di Scorsese e da lì a quelli Di Caprio, si è appassionato e tornando a scuola i docenti si sono stupiti del gigantesco cambiamento di testa e linguaggio. In più lui che doveva partire per Boston per una scuola di chitarra – i biglietti già comprati – ora vuole fare cinema».
A un certo punto durante l’emergenza lei è insorto contro chi faceva troppe esibizioni.
«Perché l’afflato altruista per alcuni si è trasformato in una spinta egoistica che mancava di rispetto ai tanti morti. Dietro avevano iniziato a lavorare le case discografiche, c’era la lotta per accaparrarsi gli ospiti, la massa di follower che ha un valore economico. Stava diventando tutto troppo falso».

 

(Nella foto Giuseppe Fiorello)