Pubblicato il 08/10/2020, 11:30 | Scritto da La Redazione

Daniele Luttazzi continua a picchiare Fabio Fazio

Daniele Luttazzi continua a picchiare Fabio Fazio
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: il comico fa un fact checking all’ultima intervista del conduttore di “Che tempo che fa”, uscita il 26 settembre sul quotidiano “La Stampa”.

Le belinate di Fabio Fazio su costi, pubblico e “diffamatori populisti”

Il Fatto Quotidiano, pagina 10, di Daniele Luttazzi.

Resto sempre ammirato dal fiuto rabdomantico con cui, su undicimila giornalisti italiani, Fabiofazio riesce ogni volta a scovare nel mazzo quelli così educati da non contestargli mai le belinate. Le glosse che seguono riguardano l’ultima intervista pubblicata (La Stampa, 26 settembre 2020): fatene tesoro, cari intervistatori, e la prossima volta usatele per replicare. Ne avete facoltà. Fabiofazio: «Quando abbiamo cominciato, eravamo l’unico talk show». No, ce n’era un altro identico, ma proprio l’anno prima era stato fatto fuori dall’editto bulgaro, mentre il suo è in Rai da 18 anni ininterrotti (certa gente ha proprio tutte le fortune).

Fabiofazio: «Sui costi segnalo che in una sentenza la Corte dei conti ha detto che Che tempo che fa costa la metà di qualunque varietà». Anche stavolta senza attrito, Fabiofazio ripete lo slogan già usato nell’intervista a Repubblica (stesso gruppo editoriale torinese: tanto vale ristampare gli articoli, se dicono le stesse cose, spendete di meno). E anche qui la giornalista avrebbe dovuto replicare: «No, la Corte dei conti scrive che costa meno della metà dei programmi di intrattenimento del servizio pubblico; sulla base di dati Rai. La Rai però considera intrattenimento anche le fiction: hanno costi notevolmente superiori a un talk show, che in paragone sembra regalato». Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, sottolinea sul Giornale: «La Corte dei conti parla di un costo a puntata di 409.700 e un incasso stimato di 615.000 con uno share del 18-20%. In realtà, lo share su Rai1 è stato del 15%, e su Rai2 si è addirittura dimezzato al 9%, ma i costi sono rimasti gli stessi. Se la Corte dei conti si pronunciasse oggi, come potrebbe sostenere che il programma non sia in perdita?».

Il populismo

Fabiofazio: «È stata una campagna diffamatoria, frutto del populismo». Anzaldi chiosa sul Giornale: «Fazio attacca. Salvini, ma la Rai di Salvini, presieduta dal Marcello Foa, lo ha lasciato al suo posto senza neanche sfiorare l’appalto a Officina srl, che è stato rinnovato tutti gli anni dalla Rai gialloverde alle condizioni di Fazio». Fabiofazio: «Il programma si paga con la pubblicità». Anche questo slogan è una bufala, come spiegò tre anni fa Business Insider: «A differenza delle televisioni commerciali, la Rai ha per legge un doppio limite all’affollamento pubblicitario: uno orario, fissato al 12%; e un altro settimanale al 4%, per il quale però si devono considerare Rai1, Rai2 e Rai3 nel loro insieme. In sostanza la media settimanale delle tre reti non può superare i 144 secondi l’ora. Supponendo che la concessionaria della tv di Stato faccia il pienone per le tre ore di programmazione domenicale di Che tempo che fa, bisognerebbe di fatto azzerare le inserzioni pubblicitarie per altre 9 ore: per andare in pareggio, quindi, la raccolta di Fazio dovrebbe coprire almeno i costi di 12 ore di trasmissione.

 

(Nella Fabio Fazio)