Pubblicato il 29/09/2020, 17:04 | Scritto da La Redazione

Antonello Piroso distrugge Fabio Fazio

Antonello Piroso distrugge Fabio Fazio
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: l’ex direttore del Tg La7 attacca così sulla prima pagina de “La Verità”: «Io odio Fabio Fazio».

Odio Fazio, il santino della sinistra da salotto

La Verità, pagina 1, di Antonello Piroso.

Io odio Fabio Fazio. Come – si parva licet – Antonio Gramsci odiava le persone «cosiddette serie, che cercano – abusando di questo loro carattere da commedia – di truffare la nostra buona fede». Come odia, in realtà, lo stesso Fazio. Arcano svelato da Nino Frassica, presenza gradita nella sua trasmissione: «È un uomo che ama e odia in maniera netta: se gli piaci è per sempre, altrimenti con lui scatta il “mai”. Niente grigi». Fazio, insomma, non è un santo. Semmai un santino della sinistra da salotto televisivo, memori del giudizio che ammiccava a un certo qual suo conformismo di convenienza, emesso da Antonio Ricci, che non lo ama: «Noi siamo diventati di sinistra perché avevamo professori di destra. Fazio è diventato di sinistra perché aveva professori di sinistra».

Per tacere dello scomparso Edmondo Berselli (direttore della rivista Il Mulino ed editorialista di Repubblica ed Espresso, quindi non certo un populista-sovranista rancoroso e con la bava alla bocca) che prese posizione «contro il conformismo pensoso di Fazio, contro le modeste volgarità della madamin Luciana Littizzetto, contro tutti gli idola tribus – gli idoli della tribù – che riempiono continuamente di applausi lo studio di Che tempo che fa, santuario e cenacolo dei ceti medi riflessivi». Fazio è umano, proprio come tutti noi (solo, sia detto con somma invidia, pagato decisamente un po’ meglio). E se almeno dietro le telecamere non è sempre buono, davanti alla luce rossa, invece, o nelle interviste ai giornali, Fazio è un uomo a una dimensione, marcusianamente parlando: quella buonista.

L’intervista a La Stampa

È successo ancora una volta sabato scorso, nell’intervista alla Stampa per il suo ritorno in video (e sarà stato poi un caso ma, domenica sera al debutto, il quotidiano torinese è stato ampiamente inquadrato durante l’intervista a Luigi Di Maio – proprio lui, quello che nel dicembre 2018 sentenziava: «Esiste un caso Fazio in Rai», il che conferma la nota coerenza di Di Maio, ma si sa, come si canta a Napoli e dintorni: «Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato»; il tutto per 2.280.000 telespettatori nella prima parte, un milione in meno nella seconda).

Prima c’è stata una timida domanda sui suoi compensi, che ha consentito a Fazio di vestire i panni del martire, dopo aver scritto in passato su Twitter addirittura di «anni di linciaggio»: «C’è stata una campagna diffamatoria, frutto del populismo » (e te pareva), per poi aggiungere: «La Corte dei Conti ha sentenziato che Che tempo che fa costa la metà di qualunque altro varietà». E qui si potrebbe opinare che «programmi d’intrattenimento» tipo la fiction Il commissario Montalbano o tipo Ballando con le stelle sono più replicabili e più vendibili all’estero di un talk show, tanto più se gli ospiti sono autoctoni, vedi alla voce Gigi Marzullo e Orietta Berti, e non personaggi internazionali (che peraltro da Fazio non vanno sempre e solo perché sta loro simpatico: il campione del mondo di Formula1 Lewis Hamilton avrebbe raggranellato 150.000 euro per 25 minuti, cifra mai rettificata).

 

(Nella foto Fabio Fazio e Luigi Di Maio)