Pubblicato il 11/09/2020, 17:32 | Scritto da La Redazione

E se la Rai perdesse la pubblicità?

E se la Rai perdesse la pubblicità?
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: proposta di legge bipartisan per eliminare la vendita di spot pubblicitari dalla tv di Stato. Promotori del disegno Forza Italia e Italia viva.

Proposta di legge per una Rai senza pubblicità

MilanoFinanza, pagina 2, di Andrea Montanari

La Rai incassa 1,76 miliardi (dato 2019) dal canone pagato in bolletta. A tale somma, lo scorso anno, si sono sommati i 693 milioni di raccolta pubblicitaria, dato che alla fine dello scorso giugno ammontava a 327 milioni. E non è da escludere che iI governo Pd-5Stelle possa garantire all’azienda guidata dall’ad Fabrizio Salini (ieri il cda ha dato l’ok per sondare il terreno della rete unica) maggiori introiti pubblici, decidendo di accrescere la percentuale di incasso a favore di viale Mazzini. In questo contesto, come già rilevato da MF-Milano Finanza, la Rai ha dato vita a una politica di dumping sui prezzi di vendita degli spot: una mossa commerciale finita nel mirino dell’Agcom che nei mesi pre-Covid ha sfilato un decalogo molto duro per la tv pubblica (il Tar ha poi sospeso gli adempimenti previsti). II tutto in un contesto che da gennaio ha visto il settore tv perdere 423 milioni di pubblicità.

Così, prima della pausa estiva, la Commissione di vigilanza Rai aveva convocato i vertici di viale Mazzini e il presidente uscente dell’Agcom Angelo Maria Cardani. Sulle barricate era salito il deputato di Forza Italia, Giorgio Mulé. II giornalista, membro della stessa commissione parlamentare, aveva evidenziato il dumping praticato dalla Rai. E ora, affiancato dal collega di Italia Viva, Michele Anzaldi (segretario della Commissione di vigilanza), ha depositato un disegno di legge «che stabilisce il divieto per l’emittente di Stato di percepire, direttamente e indirettamente, i proventi derivanti dalle operazioni di vendita degli spot». come si legge nel documento. La proposta tra l’altro prevede che, «su decreto del Mef, di concerto con il Mise, questa somma venga destinata al Fondo per il pluralismo e l’innovazione».