Pubblicato il 03/09/2020, 11:32 | Scritto da La Redazione

Aldo Grasso celebra la tv di Philippe Daverio

La sua televisione. Un occhio nuovo sulla cultura

Corriere della Sera, pagina 34, di Aldo Grasso.

Passepartout, il programma di divulgazione artistica di Philippe Daverio, per anni ha saputo narrare il mondo attraverso quel racconto privilegiato che è la storia dell’arte: per fare un programma culturale non basta parlare di cultura. Non è nemmeno necessario evocare «linguaggi alternativi»: bisogna avere competenza, passione e gusto per il dettaglio.

Non capitava tutti i giorni di sentire frasi come «Hieronymus Bosch non è un direttore di circo, ma un raffinato intellettuale che tenta di riassumere tutte le fiabe della fine del millennio, quando non fa più paura ma genera nuove fantasie» o «Da pittura? Un virus latino diffuso in tutto il mondo dagli antichi romani» o «la madonna e Dio padre sembrano i reali di un misterioso oriente nordico» o «questa è un’opera di catarsi didattica» o «la Pala di Isenheim di Matthias Grünewald conservata nel monastero degli Antoniani è uno dei dieci eventi pittorici più importanti dell’umanità, è la Cappella Sistina del Nord». Capitava una volta alla settimana, cui vanno aggiunte le migliaia di repliche estive. Ed era sempre una festa. Della curiosità e della conoscenza.

Daverio (così mirabilmente snob da fare l’assessore leghista alla Cultura del Comune di Milano, ai tempi di Formentini, e poi la tv) guardava sempre in macchina, per fissare lo spettatore con sguardo ora minaccioso ora complice. Ma, giocando sulle spinte contrapposte della ripulsa e della lusinga, lo conduceva in un affascinante viaggio.

 

(Nella foto Philippe Daverio)