Pubblicato il 01/09/2020, 19:01 | Scritto da La Redazione
Argomenti: ,

Pupi Avati contro Rai e Governo

“Da governo e Rai soltanto false promesse”

La Verità, pagina 21, di A. Forbice

(…)

Proprio all’azienda di viale Mazzini lei ha lanciato un appello che ha riscosso l’adesione di oltre 150 autori (tra cui Carlo Verdone, Laura Morante, Luca Zingaretti, Paolo Taviani), in cui si chiedeva di programmare più film d’autore, documentari e concerti di qualità. Che risposta ha ricevuto ?

«La solita sceneggiata. vertici della Rai mi hanno accolto con simpatia e cortesia, riconoscendo la giustezza delle mie proposte. Hanno promesso che le terranno in considerazione, ma in realtà non è cambiato nulla, ma proprio nulla. I palinsesti delle reti sono rimasti quasi del tutto immutati».

Forse la concorrenza, sempre più aggressiva, delle reti private ha impedito qualsiasi cambiamento ?

«Così lo giustificano i vertici di viale Mazzini e i tanti dirigenti che non sono interessati alla qualità dei programmi. Si ricorda quando esistevano gli indici di gradimento, poi eliminati perché creavano problemi, anche per l’apporto della pubblicità?».

Una situazione che è stata peggiorata con il canone di abbonamento obbligatorio inserito nella bolletta elettrica (governo Renzi). In pratica, la concorrenza non esiste più. I conduttori delle trasmissioni, i giornalisti, gli attori passano in modo disinvolto da un rete pubblica a una privata. Come se si trattasse di un’unica grande azienda.

«Condivido. La Rai è stata e continua e a essere un’azienda politica. Prima si parlava di lottizzazione. Ora le formule sono cambiate, ma nella sostanza l’influenza dei partiti, di maggioranza e di opposizione, è rimasta immutata».

Anche se tutti continuano a parlare di servizio pubblico, di pluralismo, di libertà dell’informazione radiotelevisiva…

«Per decenni ho sentito discorsi improntati a quei principi. SI tratta di importanti valori della nostra democrazia, ma che nella pratica della gestione non sempre vengono rispettati, non da uno o due partiti, ma da tutte le forze politiche del passato e di quelle di oggi. Poi c’è il carrierismo, le sfrenate ambizioni di giornalisti, programmisti, dirigenti che cambiano facilmente casacca.»

E il merito di cui si continua a parlare nelle conferenze, nelle interviste dei dirigenti Rei, nei discorsi dei leader dei partiti politici?

«Lasciamo perdere. Purtroppo la demagogia, la superficialità, l’ignoranza e l’incompetenza sono fattori dominanti nella nostra epoca».

Anche nella classe politica?

«Soprattutto».

(…)

 

(Nella foto Pupi Avati)