Pubblicato il 29/08/2020, 12:35 | Scritto da La Redazione
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Mediaset-Vivendi: il primo settembre decide Amsterdam

Mediaset-Vivendi: il primo settembre decide Amsterdam
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: settimana prossima il tribunale olandese dovrà decidere sulla controversia tra il Biscione e Vivendi per MfE.

L’armistizio del Biscione

Milano Finanza, pagina 14, di Andrea Montanari.

È una pura coincidenza temporale. Ma non è un dettaglio (storico) da trascurare. Martedì 8 settembre è in calendario il consiglio d’amministrazione di Mediaset chiamato ad approvare i conti del primo semestre – periodo dell’anno non facile per l’impatto del Covid-19 sulla raccolta pubblicitaria che a fine giugno è stata stimata in 795 milioni, -23,6%, rispetto al -22,37 del settore televisivo e al -26,87 dell’intero mercato italiano – e a valutare gli sviluppi dell’operazione di internazionalizzazione rappresentata dal progetto MediaForEurope.

La riunione del board può anche essere l’occasione nella quale Pier Silvio Berlusconi, fautore del piano europeo assieme al cfo Marco Giordani porterà all’attenzione dei consiglieri, in particolare di quelli di minoranza, espressione di Assogestioni (contrari al progetto Mfe), il piano B del Biscione. Un documento che in qualche modo è stato caldeggiato proprio dai membri del cda non espressione di Fininvest alla luce delle ultime non positive sentenze di Madrid e Amsterdam sulla fusione per incorporazione di Mediaset España nella capogruppo. Il tutto senza trascurare che il nuovo presidente del collegio sindacale, Giovanni Fiori, è espressione di Vivendi, ossia del socio francese (28,8% di cui il 19,19% congelato nel trust SimonFid) che da quattro anni e mezzo ha messo i bastoni tra le ruote ai Berlusconi, non dando seguito all’accordo vincolante dell’aprile 2016 con il quale si era impegnata a rilevare la pay tv Premium.

L’accordo saltato

La mancata definizione dell’operazione che prevedeva tra l’altro lo scambio azionario incrociato (3,5%/ a testa) tra Mediaset e il gruppo transalpino è datata luglio 2016: da quel momento è partita una guerra legale – il Biscione ha chiesto fino a 3 miliardi di danni alla controparte – che ancora si sta combattendo nei tribunali di mezza Europa. Battaglia che per entrare nel vivo, o magari alla svolta, visto che martedì 1 settembre è atteso il giudizio del Tribunale di Amsterdam, chiamato in causa dal gruppo di Vincent Bolloré, sulla definizione dell’operazione che, come nei desiderata del network di Cologno Monzese, dovrebbe portare alla nascita della newco di diritto olandese, Mfe. Giovedì 3 toccherà poi ai giudici di Madrid, che a fine luglio avevano congelato la fusione tra Mediaset e la controllata iberica. Un doppio appuntamento che per i legali di parte – Sergio Erede per la società italiana e Giuseppe Scassellati Sforzolini per Vivendi – può essere il momento clou, considerato che nelle ultime settimane i francesi hanno inoltrato tre lettere alla controparte italiana vedendosi rispondere picche.

Il tentativo di tregua

Tra l’altro, erano stati proprio gli avvocati a tentare di tessere una fitta rete di relazioni alle due parti in causa per arrivare a un accordo transattivo. Ma se da Parigi si chiedeva di rinunciare alla richiesta miliardaria di ristoro, non si ponevano altre condizioni chiare. E questo ha dapprima innervosito e poi irrigidito i vertici di Mediaset. Così, nonostante le indiscrezioni delle ultime settimane, il possibile summit decisivo tra Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré, in terra di Francia, non c’è stato.

E, anzi, ora si dice nelle sale operative che si sarebbe tornati al muro contro muro.Tanto più che Vivendi – che sul lato Tim ha dato il via libera al progetto di rete comune con Open Fibere Cdp – sta combattendo l’ennesima guerra industriale e finanziaria in Francia: il dossier è quello relativo al gruppo Lagardère, l’avversario di turno è Bernard Arnault, mister Lvmh, nonché uomo di ricco del paese. Certo è che questo ennesimo muro contro muro sul fronte Mediaset non facilita i piani di sviluppo del gruppo italiano – e forse neppure quelli di Vivendi per Canal+ – che puntava a creare un polo paneuropeo della tv generalista free mettendo a fattor comune gli asset televisivi del gruppo tedesco ProsiebenSat.1 del quale è il primo azionista con il 24,9%

 

(Nella foto le sedi di Mediaset e Vivendi)