Pubblicato il 28/07/2020, 17:34 | Scritto da La Redazione
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La nuova tendenza è la serie tv turca

La nuova tendenza è la serie tv turca
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: dopo il periodo spagnolo, ora è in auge l’audiovisivo di Istanbul, con Mediaset che ha azzeccato due titoli seriali di successo. Ma che ci ricordano un’Italia di qualche decennio fa.

Le serie turche che ricordano l’Italia anni 50

La Repubblica, pagina 39, di Stefano Balassone

Senza stare a dire di Santa Sofia e dello sfizio di farne l’ennesima moschea, il califfato anatolico s’avanza con le serie dizzi che invadono cuori e sogni delle casalinghe di Mediaset e del Medio Oriente, perfino delle saudite sebbene il Re del luogo, in odio al turco acerrimo rivale, abbia messo quella merce al bando.

L’ordine di battaglia della narratività ottomana emerge chiaro in Kara Para Ask, giunto su Netflix col titolo Black Money Love. In prima schiera un attore molto bello, fusto e cucciolone giacché è alle donne che sono rivolte in primo luogo queste storie, già visto all’opera e temprato in Fatmagul, storia di amore, stupro e matrimonio riparatore seguito da conseguenti malumori. Il plot è ben munito quanto allo strategico contrasto fra gli umili dal cuore puro e i ricchi resi strafottenti dal denaro, strumento collaudato del racconto popolare. Il tutto per 164 episodi disponibili e garanti di un’estate di brividi, lacrime e sospiri.

Nel primo episodio di Black Money Love il Nostro poliziotto espressione del ceto medio che tira la carretta è acclamato da colleghi e superiori, ma alla vigilia delle nozze gli freddano la fidanzata (fervida d’amore ed illibata) colta dentro un’utilitaria assieme a un milionario. Immediato e parallelo lo sgomento di lui e della figlia del dinasta, anch’essa molto bella, che vive a Roma, ignara dei paterni affari, come disegnatrice di gioielli. Supponiamo che, pur affrontando la tragedia da ambiti sociali differenti, tra i due finirà col correre buon sangue, ma casto come esigono le fisime pudibonde del sultano.

Non paia strano, ma la Turchia di queste dizzi-serie ci innesca qualche reminiscenza dell’Italia anni cinquanta: industriosa, bigotta e fondata sullo scambio di favori, ancora percorsa da qualche superstite retaggio quanto a senso dello Stato, e coralmente accomunata dall’urgenza, auto-assolutoria, d’arrivare a fine mese. In una specie di selfie, tra quell’Italia e la Turchia attuale.

 

 

(Nella foto Come Sorelle)