Pubblicato il 10/07/2020, 14:34 | Scritto da La Redazione
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L’inutile polemica sui conduttori gay di Rai1

Rai1, fulmini sull’arcobaleno

La Stampa, pagina 25, di Michela Tamburrino.

Rimbalza da lontano, quasi come una bomba già esplosa che per dispetto torna a scoppiare. Ora, Stefano Coletta, direttore di Rai1, impegnato nella conferenza stampa di Sette storie, il suo programma fiore all’occhiello che si testa d’estate per poi agguantare la lunga serialità invernale, tutto si aspettava fuorché una domanda «out of the blue» che gli ha intossicato la mattinata: la gayzzazione di Rai1.

La polemica data qualche tempo fa, quando alcuni siti e certi giornali avevano stilato una classifica dei conduttori omosessuali per arrivare a sostenere che la rete è a forte trazione gay. Liti e insulti rimbalzati sui social, Pierluigi Diaco contro Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia che lo aveva attaccato per la omosessualizzazione dei programmi, persino l’addio di Lorella Cuccarini alla Rai era stato letto in chiave di veto gay. Tant’è che ancora Adinolfi, aveva legato l’uscita della bionda madre di famiglia all’andazzo imperante. E ci si era messo persino il marito di Mara Maionchi, il paroliere e produttore musicale Alberto Salerno che via social aveva chiesto «Ma com’è che su Rai1 ci sono un sacco di gay?», meritandosi la giusta reazione stizzita della moglie.

La risposta di Stefano Coletta

Dunque Coletta ieri si è sentito chiamare in causa un’altra volta per una diatriba «deprimente» e come dargli torto. «Amo le persone, cerco un dialogo con i conduttori e i loro orientamenti sessuali non mi interessano, come le chiacchiere, i pettegolezzi. È deprimente dal punto di vista culturale ed è sintomo di vite non risolte. Questa è materia che non interessa, non voglio più leggere «Gay1», chi vuole usare questi nomi per far riferimento alla mia vita privata, sbaglia. Mio padre a 80 anni mi chiedeva se questo o quel personaggio televisivo fosse sposato, forse gli sembrava conferisse un’aura di sicurezza e di rettitudine. Ma era nato nel 1920. Dopo 100 anni mi occuperei di altro nel valutare un professionista. Di fronte alle persone non mi chiedo con chi vanno a letto perché, chi cacchio se ne frega».

In lontananza rincara Adinolfi: «Coletta non finga di non capire che il problema è politico. Se alla guida dei contenitori della principale rete televisiva del servizio pubblico ci sono conduttori gay, i contenuti che saranno veicolati non garantiranno il pluralismo delle idee». Coletta ha parlato di professionalità e di preparazione dei conduttori come è giusto che sia, tutto perfetto se non ci fosse stata la chiamata di correo rivolta a Teresa De Santis, la direttrice che l’ha preceduto. Sue le scelte di questi conduttori che lui praticamente si è ritrovato in rete e, mascherato da complimento alla lungimiranza e alla libertà di scelta della direttrice, si adombra una presa di posizione pilatesca.

 

(Nella foto Stefano Coletta)