Pubblicato il 30/06/2020, 11:35 | Scritto da La Redazione

Paolo Bassetti: “Io difendo Fabio Fazio. E non solo…”

Paolo Bassetti: “Io difendo Fabio Fazio. E non solo…”
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: l’amministratore delegato di Banijay Italia, respinge le accuse di monopolio. Tira una stilettata a Simona Ercolani. E indica un esempio da seguire per Rai: la BBC.

Paolo Bassetti: “La tv in Italia ora ha bisogno di meritocrazia”

Il Messaggero, pagina 22, di Ilaria Ravarino.

Perché La prova del cuoco di Rail e Vieni da me di Rai2 sono saltati?
«In vista dell’acquisizione di Endemol l’antitrust sta controllando le nostre aziende e tutto il mercato italiano. La Rai però, senza attendere – come avrebbe dovuto – il giudizio, ha tagliato La prova del cuoco a Endemol e Vieni da me a Banijay. Lasciando molte persone senza lavoro».
La casa nel bosco di Rail di Antonella Clerici si fa?
«Non posso rispondere. Riguarda Endemol».
I vostri Pechino Express su Rai2 e Il Paradiso delle signore su Rai1 sono confermati?
«La Rai per Pechino aveva un impegno per due anni di contratto, ma ne ha firmato uno solo. E al momento tutto tace. Essendoci già impegnati economicamente con il proprietario del format, non escludo scenari diversi. Per Il Paradiso delle signore termineremo le puntate rimaste in sospeso. Abbiamo investito su questi due titoli 10 milioni».
Serie: novità in cantiere?
«Una per Mediaset e una per Rai, la serie medica Lea con Vanessa Incontrada: abbiamo pagato l’opzione per partire a marzo, ma il virus ha fermato tutto. Dobbiamo capire se Incontrada sarà ancora disponibile».
Che ne pensa di Tinny Andreatta, l’ormai ex direttrice di Rai Fiction passata a Netflix?
«La stimo, ha fatto un gran lavoro (Montalbano, L’amica geniale etc. ndr). In Rai si rischia di non avere prospettive: la politica troppo presente e il tetto non aiuta».
È contrario al tetto ai compensi?
«Sì. Così quelli bravi interni se ne vanno e quelli bravi esterni non verranno mai».
A proposito: due milioni e 200 mila euro a Fabio Fazio sono troppi?
«Fazio è una risorsa. Che tempo che fa è la sintesi perfetta di servizio pubblico e intrattenimento, ottimi ascolti e raccolta pubblicitaria. Su Rail1 dalle 20.30 a mezzanotte costava solo 400 mila euro a puntata: la rete, per coprire le tre fasce, oggi spende tre volte tanto. Si autoproduce? Nel mondo lo fanno tutti i grandi showman. Ed è vergognoso cambiare in corsa le regole».
Mercato dei format: chi vince?
«Gruppi consistenti che possano rischiare, investire e attirare talenti, scelti dalle emittenti per ottenere creatività, titoli sicuri e senza sprechi. Sui progetti originali investiamo 10 milioni l’anno. Solo in Italia, l’anno scorso, quasi due».
E se la Rai volesse produrre tutto da sola?
«Più di così? Tra il 2018 e il 2019 ha prodotto internamente quasi l’80%. Caso unico in Europa. Alla Bbc produzione interna e produttori esterni competono alla pari, con criteri meritocratici e percentuali prestabilite. In Inghilterra il mercato delle produzioni dal 2008 è quadruplicato, in Francia e Germania è raddoppiato. Da noi ha perso il 20 per cento».
Perché?
«La Rai ha 14 mila dipendenti e tanti centri di produzione da mantenere attivi. La Bbc, che tutti prendono a modello, attraverso un accordo con i produttori ha fatto confluire 4.500 interni nella produzione esterna. Il mercato, così potenziato, negli anni ha creato altri 15 mila posti di lavoro».
Ciclicamente si parla di una Rai senza pubblicità: è un’ipotesi praticabile?
«Solo aumentando il canone, ma è impopolare. La Rai ha il canone più basso fra i maggiori Paesi europei, a fronte del primato degli indici di ascolto. Se si levano 600 milioni di pubblicità e se ne recuperano 150 con il canone, senza un piano di ristrutturazione, come si colmerà il gap? Senza queste entrate la Rai produrrà meno. E crescerà la disoccupazione nel settore. Non sono tra quelli che pensano che una Rai senza pubblicità possa favorire qualche editore».
E allora?
«Si andrebbe verso un felice declino, come nel Paese. Oggi prevalgono egualitarismo ed assistenzialismo, non si premiano talento e merito».
Che dovrebbe fare la Rai?
«Sistema, dentro e fuori l’azienda. La Rai deve diventare più competitiva, e non rischiare di essere una scatola vuota in balia della politica. La tv generalista avrà vita lunga, ma le nuove piattaforme saranno sempre più centrali. Amazon e Netflix alla fine del 2020 avranno in Italia 11 milioni di abbonati».

 

(Nella foto Paolo Bassetti)