Pubblicato il 12/06/2020, 17:33 | Scritto da La Redazione

Ennesimo scivolone di Gad Lerner, il miracolato

Ennesimo scivolone di Gad Lerner, il miracolato
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: reduce da una serie di flop Tv e ripescato dalla Rai3 grillina, fuoriuscito da "La Repubblica" e accolto come un profugo dal "Fatto Quotidiano", ha scritto un tweet velenoso su Indro Montanelli. Che è il papà giornalistico di Marco Travaglio.

Il coraggio del direttore sconosciuto a Gad Lerner

Il Giornale, pagina 1, di Paolo Guzzanti.

Nel clima di caccia alle statue che si è sparso nel mondo, ieri Gad Lerner ha attaccato, con temerarietà e sprezzo del ridicolo, la memoria di Indro Montanelli, scomparso da nove anni, twittando un messaggio ridicolo e imbarazzante. Questo: «Montanelli è oggetto di venerazione sproporzionata, non alimentiamola boicottandolo». Il retroscena è noto. Essendo l’Italia un Paese a rimorchio degli altri anche per inerzia e pigrizia degli intellettuali e poiché in America si abbattono le statue di generali e politici schiavisti dell’Ottocento, da noi c’è chi ha pensato di ritirare fuori – e fuori contesto – la storia raccontata dallo stesso Montanelli secondo cui durante la guerra d’Abissinia per la quale parti volontario, sposò una ragazza abissina che, come tutte le spose del suo Paese, era minorenne.

Vista con gli occhi di oggi, fu una cosa inaccettabile, ma all’epoca era purtroppo normale. Lerner, però, nel suo messaggio pubblico, non richiama questo evento arcinoto e per il quale le femministe si sono indignate, ma attacca la persona e quella che definisce «venerazione» per Montanelli, condivisa da tutto il mondo giornalistico e letterario e recentemente espressa anche da Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica. Ora, io conosco bene Gad Lerner con cui ho lavorato alla Stampa e ho talvolta apprezzato il suo giornalismo, ma certamente non l’ho venerato e credo che non lo veneri nessuno. Purtroppo Lerner ha nella sua storia professionale l’ombra di una vicenda che non gli permette proprio di tenere un corso di antipedofilia, come ha fatto attaccando un grande giornalista e protagonista.

Il caso del Tg1

Morto, fra l’altro, sullo stesso fronte politico su cui si trova Lerner: quello dell’antiberlusconismo, dopo aver rotto con il suo ex editore che gli aveva permesso di sopravvivere con un Giornale economicamente fallito. Il fatto è che Lerner, come direttore del Tg1 Rai, mandò in onda un servizio vergognoso sulla pedofilia, con immagini ignobili per le quali dovette scusarsi pubblicamente, di fronte all’Italia stupita e indignata, per non avere controllato la messa in onda di materiale pedo-pornografico. Le sue scuse furono chieste dai vertici della Rai e del mondo giornalistico e politico. Fu, quel servizio, una macelleria di bambini già violentati fisicamente e poi nelle immagini del telegiornale diretto da Gad Lerner.

Poi, per carità, ognuno su Montanelli può avere l’opinione che vuole e forse Lerner vede oltre la stima, anche la «venerazione» (parola che ha scelto lui) di chi lo ha stimato e amato, fra cui Marco Travaglio, direttore del Fatto per cui scrive ora Lerner e che è stato un «Montanelli boy».

 

(Nella foto Gad Lerner)