Pubblicato il 26/05/2020, 11:34 | Scritto da La Redazione
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Rai, tre in corsa per prendere il posto di Salini

Rai, tre in corsa per prendere il posto di Salini
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: come anticipato da TvZoom, l’a.d. sta per passare a Netflix. Nella pole position dei possibili successori Paolo Dal Brocco, dirigente interno, Nicola Maccanico di Sky e Fabio Vaccarono capo italiano di Google. Renzi manovra d’accordo con Franceschini. I grillini, intanto…

Rai, Agcom e Governo. Sorpresa. C’è un asse Franceschini-Renzi

Il Foglio, pagina 1, di Salvatore Merlo e Valerio Valentini.

L’anello più debole è anche il più forte, perché spezza la catena. E così Fabrizio Salini, amministratore delegato della Rai, nominato dall’allora governo Lega-M5s a luglio 2018 e fortemente sponsorizzato dai grillini, pensa di dimettersi. L’annuncio potrebbe essere imminente, “questione di poche settimane”. Lascia una Rai che chiuderà il bilancio senza fare utili malgrado il copioso canone. Sarebbe bizzarro se non aspettasse nemmeno la fine di giugno, e cioè il momento in cui l’azienda dovrà presentare palinsesti e bilancio, ma alcuni politici sostengono che possa dimettersi persino prima. E infatti da qualche giorno è cominciato il pissi pissi di potere, le grandi manovre, il rimescolio a piene mani della politica che da sempre tutto tiene insieme: Rai e deleghe di governo, rimpasto e nuovi equilibri nei rapporti tra Pd e M5s.

E non è un caso che, nelle chiacchiere d’anticamera a Palazzo Chigi, i ministri del Pd se lo sono detti, tra loro, che Matteo Renzi avrebbe graziato Alfonso Bonafede in Senato anche per effetto di un accordo sulla Rai. Renzi vuole contare, su tutto (e qualcosa ne sa il suo amico e agente televisivo Lucio Presta). Dunque è con Renzi che negli ultimi giorni ha molto discusso Dario Franceschini, lui che nel contempo filava la lana anche con Giuseppe Conte e Vincenzo Spadafora, ministro dello Sport, ribattezzato il grillino dal volto umano, l’ex collaboratore di Francesco Rutelli.

I movimenti nei 5 Stelle

Spadafora è considerato “un quasi Pd”, d’altra parte quando era ragazzo vide muoversi Walter Veltroni molto da vicino, e da tempo a occuparsi di Rai ci prova gusto: riceve telefonate da manager e giornalisti, consiglia, la sera partecipa a feste e festicciole (pre-Covid): «Se non avessi fatto politica, sarei diventato un presentatore tv». E allora è proprio con lui che Renzi e Franceschini hanno concordato il piano, malgrado l’altro grillino patito di nomine pubbliche, cioè Stefano Buffagni, abbia manifestato perplessità al punto da avere anche auspicato che Salini resista ancora un po’, quanto basta per dare a Luigi Di Maio il tempo e il modo di studiare meglio le mosse, per difendere la posizione del M5s. Ma Salini vuole lasciare adesso.

E ha fretta, pare. Infatti avrebbe ancora un anno di contratto, ma sa che non sarà riconfermato, e se non vuole incappare nella perniciosa clausola di “non competizione” – che gli impedirebbe dopo la Rai di andare a lavorare alla concorrenza, per esempio a Netflix – deve dimettersi in anticipo sulla scadenza. Ragione per la quale attorno a lui, e sopra di lui, si è messo tutto in moto. L’amministratore delegato lo sceglierà il Pd con il benestare di Renzi e il silenzio assenso dei grillini (che intendono rifarsi, ma è cosa assai difficile, sul presidente della Rai, il leghista Marcello Foa). Si fanno tre nomi, per adesso, tre ipotesi tutte diverse: Paolo Del Brocco, dirigente Rai, la soluzione interna, garanzia di un patto allargato a Gianni Letta. Nicola Maccanico, il manager di Sky che rappresenta la soluzione di mercato. E infine Fabio Vaccarono, l’amministratore delegato di Google Italia che molto piacerebbe (forse troppo) a Davide Casaleggio, ma incredibilmente adesso piace poco ai grillini.

 

(Nella foto la sede Rai di Viale Mazzini a Roma)