Pubblicato il 25/05/2020, 19:02 | Scritto da La Redazione

Brumotti, famiglia di carabinieri

Vittorio Brumotti: “Io, Peter Pan contro gli spacciatori La mia è vocazione, non incoscienza”

Corriere della Sera, pagina 31, di Renato Franco.

Tanti se lo chiedono: chi glielo fa fare?

«Lo faccio per vocazione, come la fede per i preti. Per questo non mi piace quando strumentalizzano i miei servizi: io mi muovo solo quando mi chiamano i cittadini esasperati da situazioni insopportabili. Io porto la mediaticità: la telecamera — come la penna — fa paura a tutti. Pensi che il paradosso è che mi sento quasi più a rischio quando faccio i servizi contro chi parcheggia ingiustamente nel posto dei disabili. In quei casi, a volte, la reazione della gente è molto più aggressiva di quanto mi aspetti».

La vocazione quando è arrivata?

«Mio papà è un ex carabiniere, mio zio era un generale dei carabinieri. Il senso delle regole ce l’ho nel sangue. Molti pensano sia un esaltato o un incosciente, ma anche se non andassi in onda farei questo lavoro. Non lo faccio per apparire e non lo faccio nemmeno per soldi».

Spesso è lei a diventare notizia. Qual è il suo obiettivo?

«Il mio obiettivo è risvegliare le coscienze, il mio motto è andare a riprendersi il territorio dove comandano le mafie. Le mafie vanno ridicolizzate e Striscia ha trovato la chiave ironica giusta, con questo personaggio che va in bicicletta nei luoghi dello spaccio. Vado a saltellare davanti a loro e li rendo ridicoli».

I suoi genitori non la dissuadono? E la sua fidanzata Annachiara Zoppas (figlia del presidente del gruppo San Benedetto) cosa le dice?

«Lei è nata in battaglia con me, vede la mia passione. Ho gli scaffali pieni di libri sulla criminalità. Se vado in vacanza in Calabria faccio tappa nel triangolo malavitoso di Platì, San Luca e Africo. A Roma vado a San Basilio. Togliermi tutto questo è come togliermi l’ossigeno. Quando prendo le mazzate la prima cosa a cui penso sono i miei cari, ma sanno che non mi possono fermare: sarebbe una battaglia persa».

La volta che ha avuto più paura?

«I primi colpi di pistola non si scordano mai: successe a proprio a San Basilio».

La volta di cui va più fiero?

«A Guardavalle (Catanzaro) dove davanti al municipio c’era la statua di Sant’Agazio donata dalla famiglia Gallace, una delle `ndrine più potenti della Calabria. Averla fatta togliere è stata un bella vittoria».

 

(Nella foto Vittorio Brumotti)