Pubblicato il 14/05/2020, 17:02 | Scritto da La Redazione
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La fiction Rai racconterà il cambiamento

La fiction Rai racconterà il cambiamento
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: Tinny Andreatta sta rivoluzionando lo storytelling della TV pubblica e spiega: «Continueremo a dare alle donne una rappresentazione realistica, moderna e articolata».

Tinny Andreatta: “La sfida Rai: storie universali per raccontare il cambiamento”

La Stampa, pagina 32, di Maria Berlinguer.

Cosa vedremo in autunno?

«Ci saranno sequel di serie amate come Nero a metà o L’Allieva, ma anche la seconda parte di Doc, la serie medical evento che questa primavera ha coinvolto un pubblico così ampio da rappresentare il miglior debutto dal 2007. Arriveranno poi II commissario Ricciardi, dai romanzi di Maurizio De Giovanni, segnato dalla dote segreta del “Fatto” che lo rende così prossimo al dolore sul bordo tra la vita a la morte. E ancora Io ti cercherd, una straordinaria prova di attore di Alessandro Gassman, un ex poliziotto, alle prese con il misterioso suicidio del figlio. E poi Vite in fuga, un family-thriller dove le tenerezze della vita quotidiana e domestica si fondono con un alto grado di suspense. Sul fronte dei formati brevi un tv movie su Rita Levi Montalcini, non una biografia ma incentrato su un particolare momento della vita e della carriera di questa straordinaria donna scienziato, che dopo aver vinto il Nobel cerca un’applicazione pratica delle sue ricerche, arrivando a sperimentare un collirio che salverà la vista a una giovane musicista. Su Rai2 debutterà un nuovo titolo, Mare fuori, un “coming of age” coprodotto con Beta Film ambientato in un istituto di Pena Minorile, protagonisti due ragazzi. Una storia di riscatto interpretata da due giovani sconosciuti».

I set sono ancora fermi. Come ha utilizzato il tempo del lockdown?

«Intanto la Rai ha deciso di lasciare intatto l’investimento nella produzione di fiction. Poi abbiamo attivato una rete di scambi, dai produttori agli autori, per riflettere sull’immaginario che verrà. Il nostro sforzo è quello di restare in contatto con i sogni e i bisogni profondi di narrazione del pubblico. Da quando un progetto viene concepito a quando va in onda passano due anni, quindi dobbiamo non solo intercettare il presente, ma cercare di immaginare gli sviluppi futuri. Ci vuole coraggio e visione».

Visione?

«Dovremo affrontare soluzioni pratiche per come ripartire, ma soprattutto immaginare storie e personaggi che traducano le paure e i valori universali che questa emergenza ha tirato fuori. I cambiamenti climatici, la crisi economica, la diffusione delle epidemie, ma anche il bisogno di una condivisione profonda, di rapporti radicati e affidabili, la percezione che non si deve lasciare indietro nessuno».

E nell’immediato?

«Abbiamo cercato di raccontare quanto sta accadendo con il linguaggio del paradosso e l’immediatezza del consumo sulle nuove piattaforme. Gli episodi di quattro minuti su Rai Play de La mia jungla di Giovanni Scifoni rappresentano un ironico spaccato della moderna famiglia italiana. Con Indigo, invece, stiamo lavorando a un racconto sempre per Rai Play, una storia d’amore al tempo del coronavirus. Ricordiamoci che dopo la grande Peste Nera c’è stato il Rinascimento».

Con le donne protagoniste come nelle fition Rai?

«Abbiamo fatto un grande lavoro in questi anni sul femminile, per cercare di dare una rappresentazione realistica, moderna e articolata della molteplicità dei ruoli ricoperti dalle donne, con personaggi forti nelle loro imperfezione, giuste nelle loro fragilità. Come si è capito anche in questo periodo le donne sono centrali nella società. Una società è tanto più avanzata quando ne riconosce il valore».

 

(Nella foto L’amica geniale)