Pubblicato il 11/05/2020, 18:01 | Scritto da La Redazione

Mannoni vuol fare il sindaco

Mannoni vuol fare il sindaco
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: il conduttore di Linea Notte, ripetutamente bersagliato da Maurizio Crozza, pensa di diventare il primo cittadino della sua città, la Spezia. Perché ? “Per strapparla alla destra”.

“Porto la Liguria nel cuore, potrei candidarmi a sindaco”

Il Secolo XIX, pagina 24, di Tiziana Leone.

D’estate tornavate in vacanza in Liguria?

«Ogni estate, dal primo giorno di vacanza, al secondo giorno di scuola. Andavamo a Monterosso nelle Cinque Terre, dove continuo ad andare con i miei figli. Non ho mai vissuto stabilmente in Liguria, ma nonostante ciò il legame è molto forte. Mi piace ascoltare i genovesi, quando parlano hanno una saggezza profonda, una filosofia di vita profondissima. Lo si è visto in occasione del crollo del Ponte Morandi, nel dolore e nella rabbia non hanno mai perso un briciolo della loro dignità».

Ha sempre avuto la passione del giornalismo?

«Francamente sì, ho cominciato a scrivere fin da piccolo, facevo le cronache delle partite di biliardino. Mi sono fatto le ossa nelle tv locali, quando poi mi ha chiamato Sandro Curzi al Tg3. Ora la pensione è dietro l’angolo».

Si diverte ancora o è subentrata la routine?

«Mi diverto a fare determinate cose, anche se la tv di una volta aveva un fascino maggiore di quella di adesso, che trovo tutta uguale, senz’anima. La tv che mi ha fatto innamorare di questo mestiere era la prima Raitre di Angelo Guglielmi, pionieristica, dove nascevano programmi e idee. Ora mi sembra di vedere sempre le stesse cose, mediocri, nulla che mi entusiasmi. Mi sono ritagliato un piccolo spazio da qualche anno, notturno, e va bene così».

Maurizio Crozza l’ha imitata facendo la sua parodia in “Linea Notte chi se ne fotte”. Si è divertito a vederla?

«Sì molto. Crozza non imita e basta, ti fruga dentro, mette in evidenza gli aspetti più ridicoli di una persona. Quando mi ha imitato ha messo in luce questo mio modo di parlare e ciondolare, una caratteristica a cui non facevo caso e mi ha fatto sorridere. I miei figli si sono divertiti moltissimo. In genere quando vieni imitato entri di diritto nella categorie di “grandi artisti”».

Cosa le ha insegnato Sandro Curzi?

«È stato uno dei pochi direttori a sapere di poterlo essere. Aveva grandi capacità, voglia e energia, ma soprattutto l’arte di fare il direttore, una cosa diversa dall’essere un grande giornalista. Un direttore deve avere caratteristiche peculiari, deve saper costruire la sua squadra e puntare su determinate persone. Il grande merito di Curzi è stato quello di aver capito, in quel momento storico in cui nasceva il nuovo Tg3, che doveva lasciare la briglia sciolta ai suoi giornalisti. Questo ha segnato una differenza enorme tra il suo Tg e le altre testate e ancora adesso, nonostante sia cambiato tutto, il Tg3 resiste come marchio di fabbrica. Curzi aveva dei modi che forse oggi non sarebbero nemmeno più accettati».

E lei invece che tipo è sul lavoro, si arrabbia mai?

«Sul lavoro sono un tipo molto tranquillo, non ho mai avuto scontri con nessuno, tengo la mia dose di ansie e preoccupazione per tutto il resto. Avendo la fortuna di fare il lavoro che mi piace, ho deciso fin da subito di prenderne solo gli aspetti divertenti e di lasciare da parte le ansie. Non ho mai avuto smanie di successo, ho sempre preso quello che è venuto senza cercarmi cose particolari e in genere sono sempre venute fuori proposte comunque interessanti».

Le sarebbe piaciuto diventare direttore del Tg3?

«Ci sono andato vicino, sarebbe bastato andare a parlare con qualcuno o fare una telefonata, ma non l’ho mai fatto. Avrei potuto aspirare a quella poltrona, ma avrei dovuto metterci qualcosa in più per raggiungerla e non è nella mia natura. Ma non sono una mosca bianca, in tanti come me hanno scelto di divertirsi a fare il loro lavoro e non badare troppo al resto. Forse perché facciamo parte di una generazione nata con Curzi: non ho mai avuto una promozione da lui, mi faceva lavorare e per lui questa era la cosa più importante. Quell’imprinting è rimasto, tra il fare una cosa che mi diverte e un ruolo di carriera preferisco la prima».

Qualcuno trai suoi tre figli aspira a diventare giornalista?

«Forse l’ultimo, ha vent’anni, si è iscritto a ingegneria, ma io naturalmente lo sconsiglio. Visto che anche mia moglie è giornalista, credo che a casa ne abbiano abbastanza».

Se non avesse fatto questo mestiere che cosa avrebbe fatto?

«Qualcosa di artigianale, credo il falegname»

E’ difficile continuare a gestire una diretta come “Linea Notte” in questi tempi di emergenza?

«Usiamo tutte le accortezze necessarie, è tutto dettato dalla situazione contingente, però dobbiamo andare avanti». Ha qualche rimpianto nella vita? «Mi sarebbe tanto piaciuto saper suonare o dipingere, insomma avere capacità artistiche e coltivarle. Invidio molto chi le ha, sono una ricchezza che purtroppo non ho. Se potessi tornare indietro mi iscriverei a una scuola di musica per imparare a suonare»

 

 

(Nella foto Maurizio Mannoni)