Meno male che c’è Disney+
Disney+ sempre più centrale
ItaliaOggi, pagina 18, di Claudio Plazzotta.
Il colosso Walt Disney si è trovato da un giorno all’altro a dover rinunciare di sicuro al 53,6% delle sue entrate (nell’anno fiscale 2019 terminato a settembre il gruppo aveva chiuso complessivamente con 69,5 miliardi di dollari di ricavi), ovvero al 37,6% che arrivava dai parchi divertimento (ora tutti chiusi) e al 16% assicurato dal botteghino del cinema (pure le sale sono tutte ferme).
Anche i ricavi dal business televisivo, che portano in cassa il 35,6% del fatturato, sono ora in crisi, per il crollo degli investimenti pubblicitari a seguito dell’emergenza sanitaria e lo stop a tutti gli eventi sportivi, che quindi mette in ginocchio il network Espn.
E, in sostanza, il nuovissimo settore nel quale Disney è appena entrata con vigore, quello dello streaming a pagamento, sta diventando una delle fonti di reddito fondamentali per la sopravvivenza del gruppo, dando un minimo di cassa e quindi di liquidità a una società che, in questa situazione e visti i costi fissi che deve comunque sopportare, per alcuni analisti di Wall Street sta perdendo addirittura un miliardo di dollari al mese.
La divisione direct to consumer, che è poi quella che comprende l’over the top Disney+ lanciato negli Usa a novembre e in Italia lo scorso marzo, valeva già quattro miliardi di dollari di ricavi nel trimestre ottobre-dicembre 2019 (rispetto ai 918 milioni di dollari dello stesso periodo 2018), ma è naturale che nel successivo trimestre gennaiomarzo 2020 (dei cui conti si discuterà coi vertici Disney il prossimo 5 maggio), e ancora di più in quello aprile-giugno, gli incassi decolleranno, grazie agli oltre 50 milioni di abbonati già raggiunti a marzo in tutto il mondo.
(Nella foto Disney+)