Pubblicato il 17/04/2020, 11:33 | Scritto da La Redazione
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Vogliamo farlo un monumento alla televisione?

C’era due volte la televisione

7 Corriere della Sera, pagina 16, di Renato Franco, Aldo Grasso, Massimo Scaglioni e Elena Tebano.

Condivisione, evasione, religione: sono questi i tre poli del triangolo emotivo in cui si articola la nuova geometria televisiva riscritta ai tempi del coronavirus. Il tempo speso in casa ha riportato i nostri orologi biologici a orari novecenteschi, quando i battiti del lavoro non si dilatavano fino a superare quelli della cena, quando i negozi chiudevano a orari fissi e uguali per tutti e la tavola era una cerimonia condivisa e di aggregazione; quando il tempo libero non era ancora diventato — attraverso mail, whatsapp e connessioni perenni — un tempo di svago in cui comunque la testa rimaneva attaccata alla sedia delle nostre incombenze professionali.

La gran parte di noi sono tornati a un ritmo lento, scandito, preciso e tendenzialmente monotono con una conseguenza inevitabile: i domiciliari forzati hanno cambiato i nostri consumi televisivi. Intanto è aumentata la platea del prime lime, inchiodata ormai su quasi 32 milioni di spettatori ogni giorno, almeno 4 milioni di spettatori in più ogni sera rispetto alla “vita precedente”, 8 milioni di occhi in aggiunta che solitamente preferivano fare altro ma si sono ritrovati ad accendere quell’apparecchio là in fondo contro il muro che nel frattempo è diventato sempre più piatto. Anche le scelte sono mutate rispetto a quando eravamo liberi di uscire di casa e dopo un picco di ricerca di informazione scandito dall’appuntamento principe — il bollettino delle 18 della Protezione Civile — i nostri istinti di sopravvivenza hanno preferito cercare la speranza altrove, perché lì – in quei numeri — trovavamo poco conforto.

La nostra nuova filosofia televisiva dettata dalla quarantena si sta muovendo tra tre poli e la prima evidenza è quella della condivisione. Perchè se l’era dello streaming e dell’on demand ha portato a una nuova fruizione dei contenuti, a un palinsesto che ognuno si costruisce a seconda di gusti, tempi e modalità proprie, questo ritrovato tempo comune ci ha spinto a riaggregarci.