Pubblicato il 07/04/2020, 14:03 | Scritto da La Redazione
Argomenti: ,

Ci sono rimasti solo gli eSports

Ci sono rimasti solo gli eSports
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: con tutte le grandi manifestazioni sportive ferme per il coronavirus, F1, MotoGP, NBA e il calcio si affidano ai videogiochi.

eSport in mancanza dello sport

Italia Oggi, pagina 22, di Andrea Secchi.

Domenica notte il pilota della Ferrari Charles Leclerc ha vinto il Gran Premio di Formula 1 di Melbourne in Australia. Quello virtuale, però, dal momento che anche il grande circo è fermo come tutti gli altri eventi sportivi. La gara è stata trasmessa da Sky che già il 22 marzo aveva ospitato la prima tappa, quella del Bahrain, alla quale però avevano partecipato solo due piloti Fl insieme con giovani leve e professionisti degli esport, gli sport digitali. Questa volta, invece, hanno risposto in sei. Anche la MotoGp ha fatto la sua prima gara virtuale il 29 marzo trasmessa in Italia da Sky e Dazn e proseguirà il prossimo week end. Fra i concorrenti Marc Marquez, Fabio Quartararo e Maverick Viriales.

Con il lockdown gli sport virtuali stanno avendo il loro momento: un fenomeno già in forte crescita negli ultimi anni, ora sta guadagnando notorietà oltre la cerchia degli appassionati, sebbene da qui a dire che le competizioni riescono a sostituire gare e partite ce ne passa. Le grandi organizzazioni sportive, però, da tempo si sono attivate con proprie divisioni. Negli Usa, per esempio, la Nba già dal 2017 ha costituito la Nba 2k League che da ieri sta trasmettendo in Italia sempre Sky. Campionati paralleli, che hanno i propri «eatleti», mentre la partecipazione di sportivi della parte tradizionale è un plus che soprattutto in questo momento.

Cosa fa l’Uefa

In Europa la Uefa ha organizzato per quest’anno il campionato europeo virtuale eEuro 2020 di cui sono appena finite le gare di qualificazione con le partite dell’Italia, passata alla fase finale, trasmesse su Timvision, oltre che su YouTube. In Italia a inizio febbraio è stato annunciato il progetto per la eSerie A a cui ha aderito la maggior parte delle squadre, solo che poco dopo tutto è andato in stand-by a causa dell’emergenza sanitaria.

«Questa situazione ha creato interesse sugli esport da parte dell’opinione pubblica, di un target che generalmente non conosceva la parte competitiva dei videogame», commenta Pierluigi Parnofiello, ceo di PG Esports, la società che organizza in Italia diversi tornei fra i quali quello di League of Legends, il gioco più guardato al mondo in assoluto, e che insieme a Infront organizzerà la competizione virtuale per la Serie A. «Ma già normalmente abbiamo picchi di 20/22 mila persone che guardano le finali, con 80/100 mila utenti unici».

Le partite, con tanto di telecronaca, sono trasmesse da piattaforme come quella di Twitch, la maggiore al mondo, di proprietà di Amazon. I ricavi arrivano soprattutto dagli sponsor, che anche in questo momento non hanno abbandonato, sebbene sia venuta meno la parte degli eventi dal vivo in grado di riempire palazzetti. «Hanno sempre pesato almeno la metà del nostro business, è oggettivamente una difficoltà e spero che tornino presto. Di contro la nostra community ci segue da casa, si sta trasformando il modo di fare intrattenimento dal vivo», continua Parnofiello.

Il business italiano degli eSport, ancora giovane, è sui 10/15 milioni di euro per circa 350 mila persone fra i 16 e i 40 anni che seguono le partite ogni giorno e 1,2 milioni più volte alla settimana, mentre un top player, fra montepremi e sponsorizzazioni, può arrivare a sfiorare il milione di euro. A livello internazionale, le previsioni parlano di 1,1 miliardi di dollari di ricavi (1 mld di euro) esclusi quelli delle piattaforme nel 2020, +15,7% sullo scorso anno.

 

(Nella foto una partita a FIFA20)