Pubblicato il 01/04/2020, 14:02 | Scritto da La Redazione
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Oggi in edicola: Venerdì tutti chiusi in casa. La casa di carta, naturalmente

Oggi in edicola: Venerdì tutti chiusi in casa. La casa di carta, naturalmente
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: Su Netflix parte l'attesissima quarta stagione con i protagonisti che non possono uscire.

Chiusi, paurosi e fragili Ora «La casa di carta» spiega un po’ anche noi

Il Giornale, pagina 27, di Laura Rio.

Loro sono serrati dentro una banca. Noi siamo ostaggi tra le nostre mura. Mai, come ora, una fiction coincide con la realtà. La casa di carta, già nel titolo, rispecchia quello che stiamo vivendo: rinchiusi e fragili, come fogli bianchi. Forse è per questo che la quarta stagione della serie spagnola è ancora più attesa delle precedenti che già tenevano incollati i fan di tutto il mondo. Da venerdì disponibile su Netflix in otto puntate (da vedersi se si vuole in binge watching), riparte da dove si era chiusa la terza: ritroviamo la banda del Professore trincerata dentro la Banca di Spagna. La parola d’ordine è resistere: fondere l’oro per portarlo via, sconfiggere i nemici interni, districarsi tra amore e mitragliate in una partita a scacchi con la polizia. Si comincia con Nairobi (tutti i personaggi hanno nomi di città) in punto di morte: per tutti, rapinatori e ostaggi, la vita è appesa a un filo.

Esagerata e molto al di là del credibile, la serie fa presa sui meccanismi psicologici che tengono incollati gli spettatori. I primi episodi della nuova stagione, per quanto abbiamo potuto vedere in anteprima, sono ancora più avvincenti della terza. E, comunque, forse è più surreale quello che stiamo vivendo nella realtà. «In effetti è molto buffo che l’uscita della serie coincida con l’isolamento, ma credo che, in un certo senso, possa aiutare la gente a trascorrere meglio la quarantena», ci conferma Alvaro Morte, il Professore, la mente dei piani diabolici delle rapine. In collegamento via Google da Madrid, con i volti assonnati e sbiancati, anche le interviste ci danno il senso della clausura. «Adesso il mondo capirà come si sentono gli ostaggi della Casa di Carta», scherza Enrique Arce collegato da Valencia: lui è l’odioso manipolatore Arturito, per ben due volte prigioniero (lo era anche nella Zecca della prima stagione) della squadra con le maschere di Dati sul volto. «Eravamo consapevoli continua del- la portata del successo della nostra serie. Ora avrà una valenza sociale, non solo una forma di intrattenimento». Alvaro ed Enrique sono ín apprensione per  la loro collega Itziar Ituno (Lisbona, la poliziotta diventata ladra) risultata positiva. «Sta abbastanza bene, rispetta la quarantena. È più di un mese che non ci vediamo, dunque siamo fuori dal pericolo di contagio».

 

(Nella foto La casa di carta)