Pubblicato il 31/03/2020, 12:05 | Scritto da La Redazione

Oggi in edicola: l’ironia della sorte secondo cui crescono gli ascolti, ma diminuisce la pubblicità

Oggi in edicola: l’ironia della sorte secondo cui crescono gli ascolti, ma diminuisce la pubblicità
La nostra rassegna stampa della mattina, con gli estratti degli articoli più interessanti: Auditel segna un aumento sostanziale degli ascolti tv, ma le concessionarie dei broadcaster contano le perdite.

Tv, ascolti boom ma meno spot

Italia Oggi, pagina 18, di Claudio Plazzotta.

Fanno molto riflettere le parole rassegnate e sincere pronunciate domenica 29 marzo da Linus, direttore di Radio Deejay: «Sapete quanto è la pubblicità di Radio Deejay in questo momento? Zero». Gli investitori scappano anche dal brand più iconico del settore radiofonico, figuriamoci dagli altri. Un disastro d’altronde ampiamente annunciato poiché gli ascolti della radio arrivano per il 60-70% dall’autoradio, e quindi, a parco vetture italiano sostanzialmente fermo, sono a loro volta crollati. Tuttavia, se per il mezzo radiofonico i mesi di marzo, aprile e maggio saranno terribili, per la televistone le cose non vanno molto meglio. E consultando centri media e concessionarie i trend che emergono sono chiari: raccolta pubblicitaria del mezzo tv in forte calo.

Tempi cupissimi, quindi, per il piccolo schermo, soprattutto per Sky, che ha la sua killer application, ovvero il calcio e lo sport in genere, ferma da oltre un mese, e gli ott, da Disney+ a Netflix passando per TimVision, Prime Video, Chili o Rakuten tv, che erodono clienti sul fronte cinema e serie tv.

Salgono gli ascolti, cala la pubblicità

Insomma, nonostante gli ascolti televisivi vadano benissimo, siano in crescita del 20-30% rispetto a un anno fa (oltre 30 milioni di italiani stabilmente davanti alla tv in prima serata e 16-17 milioni in media nel day time), e anche se intere filiere sono operative e continuano a vendere i loro prodotti e servizi (alimentare, telecomunicazioni, e-commerce, farmaceutico, detersivi, finanza, educational, contenuti in streaming, ecc), molte aziende si sono spaventate e hanno tagliato in maniera brutale i loro budget di comunicazione.

C’è per fortuna, qualche flebile segnale di alcuni brand che provano a ideare e realizzare campagne ad hoc pure con il blocco di tutto (vedere ItaliaOggi del 28 marzo col caso Vodafone) e di altri che modificano la voce fuori campo degli spot per adattarli alla situazione di emergenza, tornando on air.

L’impatto dello choc primaverile, nella speranza, come detto, che da metà maggio si vada verso una riapertura delle attività, dovrebbe comunque essere di una chiusura 2020 con un -15% di raccolta per la tv. Molto peggio per tutti gli altri mezzi, anche per il digital e soprattutto per la radio e la stampa.