Pubblicato il 11/03/2020, 17:05 | Scritto da Tiziana Leone

Cristiana Capotondi: In Bella da morire le donne fanno la differenza. È così anche nella vita, bisogna dirlo agli uomini

Cristiana Capotondi: In Bella da morire le donne fanno la differenza. È così anche nella vita, bisogna dirlo agli uomini
In Bella da morire, serie in quattro puntate, diretta da Andrea Molaioli, l'attrice interpeta la Ispigolosa ispettrice di polizia Eva Cantini.

Bella da morire è una serie crime che vuole contribuire a sollevare veli su un tema tristemente attuale come quello dei femminicidi

In Bella da morire, serie in quattro puntate, diretta da Andrea Molaioli, una produzione Cattleya in collaborazione con Raifiction, al via su Rai1domenica in prima serata, a dare il volto alla spigolosa ispettrice di polizia Eva Cantini è Cristiana Capotondi, un viso d’angelo che non accetta compromessi, schiacciata dal peso dei troppi femminicidi a cui in carriera ha dovuto dare un nome e cognome. Lucrezia Lante della Rovere è Giuditta Doria, pubblico mistero indefesso capace di sacrificare il privato al lavoro, ma senza mettere da parte i sentimenti. Margherita Laterza è Anita Mancuso, uno strambo genio della medicina legale che si trova più a suo agio con i morti che con i vivi. Unite, cercheranno l’assassino della giovane Gioia. «In questa serie c’è una forte attenzione alle dinamiche delle diverse femminilità raccontate – spiega Cristiana Capotondi  E’ stato fatto una lavoro di approfondimento importante delle psicologie dei protagonisti, anche i personaggi maschili hanno un loro importante arco narrativo».

Gli uomini dal racconto escono un po’ “acciaccati”, non trova?

«Le donne in questa storia cambiano di continuo, sono più vitali, più vivaci, meno schiacciate dalle loro realtà. Oggi  le donne siano foriere di storie molto coinvolgenti, ci stiamo trasformando più di quanto non facciano gli uomini, siamo portatrici di spunti narrativi profondi e interessanti. Non che prima non lo fossimo, ma è importante raccontare al mondo maschile come siamo diventate».

In questo racconto, scritto da Filippo Gravino, Flaminia Gressi e Davide Serino, è il femminicidio il tema tristemente centrale, un tema che una fiction riesce a veicolare al grande pubblico più di tanti racconti di cronaca?

«Credo di si.  E’ importante raccontare le donne di oggi soprattutto a certi uomini che si trovano ancora disorientati, perché a casa, per tradizione, hanno un modello femminile diverso. E’ giusto raccontare agli uomini come siamo diventate e dire alle donne che la loro grazia e la loro forza psicologica è una cosa da tenere sempre in forte considerazione, facendo attenzione sempre a chi ci si accompagna».

Al centro del racconto c’è anche il tema della bellezza, visto che a morire è una giovane ragazza che sognava di diventare Miss e reginetta in tv.

«Credo non ci sia niente di male a fare concorsi di bellezza e utilizzare la propria bellezza. Basta che per la donna sia un mezzo per raggiungere qualcosa di importante: la bellezza può essere la chiave di ingresso, ma bisogna utilizzarla con i giusti valori».

A chi si è ispirata per  interpretare la sua ispettrice?

«Siamo tutti figli della passione per la scrittura di Andrea Camilleri e del suo Montalbano».

Il ruolo che le ha cambiato la vita?

«Non ce n’è uno solo. Sono cresciuta facendo questo mestiere. Ho sempre cercato storie che mi accompagnassero nel mio  divenire grande, scegliendo donne con qualità che poi prendevo in prestito. Alcune avevano una tensione e una forza che avrei voluto per me e ciascuna di loro mi ha insegnato qualcosa». 

Il ruolo che vorrebbe interpretare?

«Eva Cantini.  L’ultimo ruolo è quello a cui sei più legato, perché al prossimo ancora non pensi».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Cristiana Capotondi)