Pubblicato il 20/02/2020, 15:17 | Scritto da La Redazione

Oggi in edicola: indagati i clienti del pezzotto pirata

Pay Tv, primi spettatori pirata indagati

Il Sole 24 Ore, pagina 17, di Ivan Cimarusti e Marco Mobili.

Basta un file per stanare gli abbonati alle piattaforme televisive pirata. «Riconoscibile dalla sua estensione “.m3u”», annotano gli investigatori negli atti dell’inchiesta che ha portato, per la prima volta, alla denuncia di 223 persone, accusate di aver comprato illecitamente pacchetti acquisiti e ricodificati dei principali canali a pagamento. Un business che, nel suo complesso, ha fatto perdere 1 miliardo di euro di fatturato all’industria audiovisiva italiana, secondo l’ultima indagine di Fapav e Ipsos.

L’accertamento – del Nucleo speciale beni e servizi della Guardia di finanza, al comando del colonnello Salvatore Paiano – per la prima volta fa luce su una prima platea di fruitori tv distribuiti utilizzando illecitamente l’Iptv (Internet protocol television). Film, serie televisive ed eventi sporti dei canali Dazn, Sky e Mediaset Premium sono stati comprati irregolarmente. I 223 ora rischiano un processo penale per ricettazione, col rischio della reclusione fino 2 otto anni e una multa pari a 25 mila euro. Senza dimenticare la sanzione prevista dalla legge sul diritto d’autore, che stabilisce la confisca di PC, smart-tv, tablet, smartphone o decoder connessi alla rete per vedere i programmi piratati.

L’indagine

Gli atti dell’indagine illustrano una vera e propria «catena» che si compone di tre diversi «anelli». Il primo è l’originatore, che ha il ruolo di «estrarre dai decoder» il segnale televisivo dei canali Pay-tv e «ricodificarlo». «L’originatore è l’apice della piramide di questa forma di pirateria», annotano le Fiamme Gialle negli atti; segue il rivenditore, che dall’originatore ottiene un pannello di controllo per gestire i clienti e i canali piratati; il cliente finale, che acquista gli abbonamenti illeciti.

La fotografia scattata dalla Guardia è nitida tanto che dall’identikit dei 223 clienti finali denunciati emerge che i principali fruitori individuati sono uomini fra i 31 e 40 anni e donne over 60. Il 21,7% vive in Campania, seguono la Sicilia (14,60%), il Lazio (14,28%), la Puglia (9,21%) e la Lombardia (7,67%).

 

(Nella foto il pezzotto)