Pubblicato il 20/02/2020, 19:00 | Scritto da Gabriele Gambini
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Filippo Timi: Skianto significa stupore, meraviglia davanti a un incontro che genera bellezza

Stasera su Rai3 il secondo appuntamento con Skianto.

Deus ex machina di Skianto, rielaborazione del suo spettacolo teatrale ripensato appositamente per la televisione, Filippo Timi torna su Rai3 oggi in prima serata con il secondo episodio dello show. Dopo aver rivissuto a suo modo le atmosfere di Sanremo ’67, ora è la volta di Fantastico Show, dove le suggestioni di Timi vanno a briglia sciolta. Siamo negli anni ’80, gli anni dei grandi show del sabato sera, dei balletti, dei costumi glitterati. Ma al punto di vista di Timi si affianca quello di sua cugina Daniella, nata con la scatola cranica chiusa: un mondo solo all’apparenza impenetrabile, dove tutto può succedere e i personaggi della tv si mescolano con quelli del quotidiano. Attraverso Timi e i suoi ospiti, si scoprono i pensieri e le emozioni delle Piccole Cose: dalle cianfrusaglie che dimentichiamo nei cassetti, ai sassi che distrattamente calciamo per strada. Ad interpretarle, oltre ad un gruppo di giovani attori, Paolo Calabresi e Lucia Mascino. La musica mixa Scialpi e Edith Piaf, Heather Parisi e i Nirvana, gestiti dalla direzione musicale di Fabio Frizzi. Le canzoni sono interpretate da Petra Magoni.

Skianto significa incontro che suscita meraviglia. Che cosa suscita in te meraviglia?
Skianto è stupore. Vivo in modo multiforme il sentimento dello stupore. Lo stupore di aver potuto scrivere questi due show per la televisione. In generale, ogni forma di meraviglia per me nasce da un incontro inaspettato. Per esempio, l’incontro tra forze e competenze diverse che generano uno spettacolo. O l’incontro tra artisti all’apparenza incongruenti tra loro e che, proprio per questa ragione, danno vita a qualcosa di speciale.
Come nasce l’idea di portare proprio Skianto, tra i tuoi spettacoli teatrali, in tv?
Alla fine di uno spettacolo a teatro, il direttore di Rai3, Stefano Coletta, è venuto a parlarmi, proponendomi di scrivere qualcosa per la sua rete. In quel periodo stavo rimettendo le mani sul monologo di Skianto che avrei portato in tournee. Era l’argomento che affrontavo in quei giorni, mi è sembrato spontaneo pensarci.
Adattarlo per la tv non deve essere stato facile.
Infatti non è un adattamento. Abbiamo ripensato completamente lo spettacolo, prendendo spunto dal senso di quello teatrale, costruendoci attorno qualcosa pensato per la televisione. L’immaginario è quello del varietà classico con i suoi ingredienti: la sigla, la danza, i dialoghi. A questi elementi fondamentali abbiamo aggiunto incontri capaci di suscitare autentica meraviglia. Pensate a Heather Parisi che balla sulla musica dei Nirvana.
Esiste un Filippo Timi fruitore di televisione?
Sono onnivoro di tv. Quando sono in tour e non ho la concentrazione per dedicarmi alla visione di qualcosa di specifico, accendo la tv per mantenerla come sottofondo rilassante. C’è stato un periodo in cui, per addormentarmi, guardavo le televendite sulle emittenti locali. Un mondo strano e coloratissimo. Mi piace molto Blob, sa riassumere i fatti salienti del giorno con un montaggio esemplare. Rai Storia. Sanremo. X-Factor.
A proposito di X-Factor. Se ti proponessero il ruolo di giudice in un talent show?
Se fosse un talent musicale, non avrei le competenze necessarie per giudicare i concorrenti, al limite potrei fornire suggerimenti sulla gestione del palcoscenico. Un talent pensato per la recitazione non si adatterebbe ai tempi televisivi, difficile realizzarlo.

Gabriele Gambini

(nella foto Filippo Timi)