Pubblicato il 08/02/2020, 15:30 | Scritto da La Redazione

The Cave: storia di sopravvivenza e solidarietà durante la guerra in Siria

The Cave: storia di sopravvivenza e solidarietà durante la guerra in Siria
Andrà in onda su National Geographic domenica 9 Febbraio alle 20.55. Una storia emblematica sulla guerra in Siria raccontata da Feras Fayyad (già candidato all’Oscar per Last Men in Aleppo).

In occasione della serata di assegnazione degli Oscar 2020 National Geographic propone The Cave, candidato come miglior documentario.

Andrà in onda su National Geographic domenica 9 Febbraio alle 20.55. Una storia emblematica sulla guerra in Siria raccontata da Feras Fayyad (già candidato all’Oscar per Last Men in Aleppo).

The Cave

Nel corso degli ultimi otto anni, la guerra in Siria – causata da uno scontro tra ribelli anti-governativi in prevalenza sunniti, ma a maggioranza salafita con parecchie infiltrazioni radicali e fondamentaliste, e le truppe regolari del governo Assad, a maggioranza sciita –  ha portato distruzione in tutto il Paese. I bombardamenti hanno reso Ghouta, alla periferia di Damasco, un cumulo di macerie. Uscire allo scoperto per gli abitanti è estremamente pericoloso.

Per la popolazione assediata, la speranza si cela in un ospedale sotterraneo conosciuto con il nome di The Cave (la grotta). Tra bombardamenti quotidiani, carenza cronica di medicinali e il continuo pericolo di attacchi chimici, la dottoressa Amani Ballour, pediatra e responsabile dell’ospedale, e le sue colleghe Alaa e Samaher, lavorano fianco a fianco con i colleghi uomini, forzando le consuetudini tradizionali dell’Islam propugnato dai ribelli.

«Risulta molto difficile mandare avanti un ospedale in un’area assediata dove la gente muore di fame. Gli uomini si rifiutavano di parlarmi quando scoprivano che ero la responsabile, oppure mi dicevano di starmene a casa. Era frustrante. Ma qualcuna doveva pur essere la prima, e io sapevo di poter ricoprire quel ruolo», racconta la dottoressa Amani. «Alla fine qualcuno ha cambiato idea, alcuni hanno riconosciuto la mia professionalità. Un momento molto importante per me».

L’ospedale (The Cave)

I sotterranei di The Cave fanno parte di un ospedale di 6 piani rimasto incompiuto dall’inizio della guerra. Quando nel 2012 cominciano i bombardamenti su Ghouta, il dottor Salim Namour decide di utilizzare i sotterranei dell’edificio per curare i pazienti. La dottoressa Amani inizia a lavorare nella struttura poco dopo la sua apertura contribuendo in prima persona all’adeguamento degli spazi. L’ospedale viene strutturato in diverse aree che includono la clinica pediatrica, quella ginecologica, una sala operatoria e una post operatoria e il pronto soccorso.

I PROTAGONISTI

AMANI BALLOUR
Ha solo 29 anni quando, nel 2016, i suoi colleghi la scelgono per dirigere l’ospedale The Cave. Qui deve gestire ogni giorno la carenza di medicinali e attrezzature, trovare soluzioni per proteggere la struttura dai bombardamenti e garantire la sicurezza dei pazienti e del personale. Continua anche a lavorare come pediatra occupandosi dei bambini che quotidianamente arrivano in pronto soccorso. Si impegna nella difesa del diritto delle donne a lavorare e scegliere per la propria vita. Incoraggia le bambine a seguire i propri sogni e offre lavoro a donne che hanno bisogno di un reddito. La dottoressa Amani è nata e cresciuta a Ghouta e ha completato i suoi studi di medicina generale all’Università di Damasco nel 2012. Inizia a studiare per la sua specializzazione in pediatria, ma abbandona gli studi per aiutare la popolazione sotto assedio. Comincia a lavorare all’ospedale sotterraneo nel 2013. Nel 2018 è stata forzatamente dislocata nel nord della Siria e oggi vive in Turchia.

SAMAHER
L’infermiera Samaher è la “mamma” dell’ospedale sotterraneo The Cave. A causa di una ferita alla testa durante uno dei bombardamenti soffre di amnesia parziale. Ironizza spesso con i colleghi sulla sua condizione, ma ogni attacco la spaventa. Prima del conflitto, Samaher frequenta diversi corsi di formazione in infermieristica professionale. All’inizio del conflitto, nel 2011, lei e la sorella soccorrono i ribelli feriti. Quando il governo prende di mira medici e infermieri, il cognato filo-assadista denuncia alle autorità sua moglie, la sorella di Samaher. Nel 2012, per evitare l’arresto parte con il marito per la Giordania ma presto sente il dovere morale di soccorrere i propri connazionali. Torna in Siria nel 2013 e inizia a lavorare nell’ospedale sotterraneo The Cave.

ALAA
Completa gli studi di medicina all’Università di Damasco e quando comincia la rivolta nel 2011 sta studiando per la sua specializzazione in pediatria. Costretta ad abbandonare gli studi quando il governo siriano prende il controllo dei centri medici universitari, lavora come volontaria negli ospedali da campo. Inizia a lavorare nell’ospedale sotterraneo The Cave poco dopo la sua fondazione. Continua da sola gli studi in pediatria per completare la specializzazione. Attualmente vive e lavora nella regione settentrionale della Siria, sotto la protezione della Turchia.

IL REGISTA FERAS FAYYAD
Regista pluripremiato, ha ricevuto uno speciale riconoscimento per i suoi lavori sulla Siria e sulla trasformazione politica del mondo arabo. Il suo film più recente, Last Men in Aleppo, gli è valso una candidatura agli Oscar nel 2018 e un Emmy per il miglior documentario. Last Men in Aleppo segue un piccolo gruppo di soccorritori volontari dell’organizzazione di protezione civile White Helmets ed è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival nel 2017, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria. Il film è stato proiettato nei festival di tutto il mondo e ha  ricevuto altri 18 premi internazionali. Fayyad è nato in Siria nel 1984. Ha conseguito una laurea in arti audiovisive e cinematografiche presso la Scuola Internazionale di Cinema e Televisione EICAR di Parigi. Ha diretto e montato diversi film, sia documentari che fiction. Tra gli altri suoi lavori ci sono i documentari My Escape, Between the Fighter in Syria e Wide Shot-Close Shot. Ha anche prodotto, co-scritto e montato il premiato cortometraggio One Day in Aleppo diretto da Ali Alibrahim ed è membro dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.

(nella foto The Cave)