Pubblicato il 22/01/2020, 12:05 | Scritto da La Redazione

Oggi in edicola: l’evoluzione del Festival non può essere fermata dalle polemiche

Meglio chiudere la polemica su Junior Cally e provare ad ascoltarlo davvero

Il Foglio, pagina 2, di Stefano Pistolini.

Una questione bizzarra. Con l’intuito di chi naviga nell’industria musicale da mezzo secolo, Claudio Baglioni ha aperto le porte della kermesse sanremese prima a un avamposto, poi a una vera rappresentanza della musica che da un pezzo ascoltano i ragazzi italiani: rap, trap e dintorni. Del resto anche a X Factor le cose erano andate allo stesso modo: gli autori avevano capito che era inutile continuare a mandare in scena una descrizione della musica leggera italiana che avesse poco a che fare con ciò che consideravano tale i potenziali consumatori del programma.

L’avvento di Fedez nella giuria è stato importante, seguito dalle apparizioni dl J-Ax, Achille Lauro, Sfera Ebbasta. E Sanremo non poteva stare a guardare: la figura che ci faceva era miserevole, come quella di chi non viene invitato alla festa e sbircia dai vetri della finestra. E l’effetto c’è stato, dirompente: Mahmood che vince il Festival, Achille che diventa una popstar istantanea, altri, come Rancore, che vedono decollare una carriera.

Esperimento riuscito

La sorpresa è stata capire che il mix reggeva, che una vetrina nella quale si alternavano prodotti della tradizione, discendenze cantautorali e suoni delle nuove tendenze era credibile e somigliava più di prima a uno specchio della scena musicale e del gusto di consumo del nostro pubblico. L’altra conseguenza, accolta in chiave miracolistica, è stata di restituire al Festival di Sanremo un appeal presso un pubblico in larga parte perduto, quello coincidente con le scelte musicali a cui adesso si dava finalmente spazio al teatro Ariston.

E Sanremo tornava a essere un obiettivo anche per questi artisti, oltre che uno show degno di considerazione, per chi li segue. Tutto tardivo, ma apprezzabile, se si pensa alle titubanze con cui la Rai ha sempre soppesato le possibili metamorfosi del Festival.

 

(Nella foto Junior Cally)