Pubblicato il 20/01/2020, 14:05 | Scritto da La Redazione
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Oggi in edicola: Reed Hastings rilancia Netflix

Tutti copiano Netflix. E io (ri)comincio dagli abbonamenti

L’Economia, pagina 20, Maria Elena Zanini.

And the winner is… Le sliding doors di Reed Hastings sono lì, dietro queste quattro parole. Quando saranno pronunciate al Dolby Theatre alla serata degli Oscar si capirà se lui (e con lui la sua Netflix, fondata nel 1997) sarà in effetti tra i vincitori o tra i vinti, in un mercato dell’entertainment sempre più manicheo: o dentro o fuori lo show. Si presenterà sul red carpet a Los Angeles con oltre 20 nomination (dopo le statuette ottenute lo scorso anno con Roma di Alfonso Cuaròn). In lizza come miglior film ci sono The Irishman, diretto da Martin Scorse che concorre in altre otto categorie, e Storia di un matrimonio, che punta a ottenere sei statuette.

In nomination anche I due papi, American Factory e The Edge of Democracy. Mentre Dov’è il mio corpo e Klaus concorrono per la migliore pellicola d’animazione. Certo, come hanno dimostrato i Golden Globes, «nomination» non significa automaticamente «statuetta».

Ma le aspettative sono alte da parte di tutti, dagli attori ad Hastings, passando per i mercati già soddisfatti per gli ultimi successi della piattaforma streaming che conta 160 milioni di utenti: Goldman Sachs, per esempio, ha alzato il prezzo di riferimento da 400 a 450 dollari: «Netflix supererà la sua guidance e le attese per l’anno in corso, spingendo il titolo», hanno spiegato gli analisti. Insomma, ci sono tutte le premesse perché Netflix possa «diventare grande», superando e monetizzando questa sua prima adolescenza. Anche se più che di speranze sarebbe opportuno parlare di necessità. Reed Hastings ha indiscutibilmente avuto la lungimiranza di puntare e scommettere su un settore e di farlo diventare un business di proporzioni mondiali.

 

(Nella foto Reed Hastings)