Pubblicato il 15/01/2020, 12:04 | Scritto da La Redazione
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Oggi in edicola: Salini sfiduciato dal Cda Rai, ma va avanti

Oggi in edicola: Salini sfiduciato dal Cda Rai, ma va avanti
La nostra rassegna stampa della mattina, con gli estratti degli articoli più interessanti: le nomine proposte dall’amministratore delegato di viale Mazzini sono state per la maggior parte bocciate dai consiglieri.

Nomine Rai, il Cda si spacca. L’ad Salini in minoranza

La Repubblica, pagina 8, di Giovanna Vitale.

Un’azienda nel caos. Incapace persino di trovare un accordo sul pacchetto di nomine che, secondo i piani dell’amministratore delegato, avrebbe dovuto regalare testa e gambe alla riorganizzazione della Rai da lui fortemente voluta e invece azzoppata in partenza. Indebolita dal voto che, sebbene non vincolante, ieri ha spaccato il cda e prodotto la bocciatura di quattro proposte su otto, suonando come una sfiducia nei suoi confronti. Subito formalizzata da Pd e Lega, ma ignorata dal manager romano: «Sono soddisfatto, si trattava solo di un parere, io vado avanti», ha sibilato al termine della seduta-fiume.

Tre mesi di rinvii, riunioni andate a vuoto, estenuanti trattative con gli azionisti di maggioranza e minoranza non sono bastati a Fabrizio Salini per convincere i consiglieri di viale Mazzini a schierarsi compatti a favore dei direttori di rete e aree tematiche designati con l’intento di riequilibrare gli assetti del servizio pubblico dopo il cambio di governo. Un impianto sul quale però i giallo-rossi – i primi decisi a non toccare i notiziari, gli altri convinti di dover esprimere almeno la guida del Tg3 – non hanno mai trovato la quadra. Spingendo l’ad a puntare sull’inedito asse 5S-FdI pur di portare a casa il risultato: il Movimento che lo ha promosso sulla tolda Rai e il partito di Giorgia Meloni che più ha ottenuto in termini di poltrone e prebende.

La strana alleanza

Una strana alleanza che tuttavia non ha scongiurato lo scivolone. Nel corso del cda durato la bellezza di nove ore, Salini non solo è andato sotto su metà delle nomine proposte, ma dopo i rilievi del collegio sindacale ha pure dovuto fare marcia indietro sulle doppie direzioni, di genere e di rete, assegnate ai nuovi responsabili di Rai1 (Stefano Coletta), Rai2 (Ludovico Di Meo) e Rai3 (Silvia Calandrelli). Costretti ora a guidare le tre strutture ad interim. Una battaglia dagli strascichi imprevedibili. Nella guerra di tutti contro tutti che ormai da mesi si combatte in viale Mazzini, il presidente salviniano Marcello Foa si è astenuto in polemica con l’ad, così come la consigliera in quota Pd Rita Borioni.

Il leghista Igor De Biasio ha votato sempre contro. La grillina Beatrice Coletti, l’ad Salini e il “fratello d’Italia” Giampaolo Rossi sempre a favore. Mentre il consigliere indipendente Riccardo Laganà, vero ago della contesa, ha fatto un po’ e un po’. È stato lui a chiedere che si votasse nome per nome, determinando promossi e bocciati. A incassare la maggioranza, ovvero 4 sì su 7, sono stati Angelo Teodoli (al Coordinamento generi), Stefano Coletta (al Prime time), Franco Di Mare (al Day time) e Luca Milano (Rai Kids). A sorpresa, a finire in minoranza, è stata invece Eleonora Andreatta alla Fiction, settore che guida da anni con ottimi risultati: a lei sono andati solo tre voti. Gli stessi ricevuti da Ludovico Di Meo (Cinema e serie tv), Silvia Calandrelli (Intrattenimento culturale) e Duilio Giammaria (Documentari). A riprova di come non sia stato solo il merito, ma lo scontro politico, a decidere il risultato. Destinato ad avere conseguenze.

 

(Nella foto Fabrizio Salini)