Pubblicato il 13/01/2020, 12:04 | Scritto da Andrea Amato
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Oggi in edicola: bocciato lo spot Tim con Riccardo Muti

Oggi in edicola: bocciato lo spot Tim con Riccardo Muti
La nostra rassegna stampa della mattina, con gli estratti degli articoli più interessanti: il “Fatto Quotidiano” stronca la pubblicità del 5G con il maestro d’orchestra.

Spot della Tim per il 5G: la nota stonata di Muti

Il Fatto Quotidiano, pagina 16, di Tomaso Montanari.

I 10 milioni di italiani che il 31 dicembre avrebbero di lì a poco ascoltato l’originale e ficcante discorso del presidente della Repubblica, hanno avuto il privilegio di godersi in anteprima un altro piccolo capolavoro: lo spot di Riccardo Muti per Tim. Il nesso tra la rituale allocuzione del Capo dello Stato e un’operazione di marketing in grande stile era stato sottolineato dalla stessa Telecom: «Grazie alle potenzialità del 5G, la storia del Mausoleo di Augusto prende vita nel nuovo spot istituzionale di Tim, on air in Tv da domani sera, prima del tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con la straordinaria partecipazione del maestro Riccardo Muti».

Il senso del maestro Muti per gli affari è ben noto. Ed è anche nota l’assenza di una sua particolare sensibilità in fatto di patrimonio culturale: ricordo quando, nonostante un corale appello degli intellettuali napoletani perché si rifiutasse di farlo, accettò di dirigere nel Teatro Grande di Pompei devastato dal cemento (per cui la Corte dei Conti ha condannato in via definitiva l’allora commissario di Pompei Marcello Fiori). Eppure, colpisce che egli abbia messo la sua reputazione globale al servizio di una causa discutibile per almeno tre ragioni.

Prima ragione

La prima è la scarsa qualità culturale dello spot, che inscena la visita a un monumento come una caricatura di una puntata di Alberto Angela, tra imbarazzanti ambientazioni in costume e testi storicamente approssimativi. Una visita al Mausoleo di Augusto di una bambina guidata dal celeberrimo direttore, che però non riesce a guardare nulla di ciò che la circonda, perché è ossessivamente presa dal suo smartphone, che le consentirebbe di ‘vedere’ il monumento com’era nelle varie trasformazioni della sua lunga storia.

Oltre alla legittimazione, anzi all’esaltazione, di questa sorta di sostituzione dell’esperienza reale con una virtuale, è da notare come quest’ultima non sia resa in modo a sua volta credibile, ma risolta col montaggio di spezzoni cinematografici: così che la bambina né vede il monumento, né impara qualcosa. Ma è semplicemente intrattenuta (il famoso edutainment: education + entertainment: che di fatto né educa né diverte…): come avrebbe potuto esserlo dalla tv, sul divano di casa sua.

 

(Nella foto Riccardo Muti)