Pubblicato il 30/12/2019, 14:05 | Scritto da La Redazione
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Oggi in edicola: Gigi Marzullo svela i segreti delle sue interviste

Gigi Marzullo: «La notte mi protegge dai guai»

Libero, pagina 18, di Alessandra Menzani.

«È meglio stare soli o è peggio stare con chiunque?, «È più sbagliato credere a tutti o è più giusto non credere a nessuno?», «Realtà è il nome che diamo alle delusioni o fantasia è un nome che diamo alle illusioni?». Stuzzicanti, filosofiche, cervellotiche: le domande di Gigi Marzullo sono un genere letterario, tanto che è appena uscito un libro fatto solo di esse. Chi non capisce è solito non fare domande, scrive Marzullo. Lui, 66 anni, avellinese, giornalista con una laurea in medicina, colonna della Rai da tre decenni, è l’intervistatore che non si fa intervistare. Questo colloquio è frutto di un inseguimento lungo anni. Il suo stile di conduzione è inconfondibile, da Sottovoce a Cinematografo e Applausi fino alle rubriche sui libri e sulla musica. Ha appena dato alle stampe per Rai Libri Non ho capito la domanda, 365 dubbi e rovelli per tutto anno.

La sua preferita?

«Non ho una domanda che mi piace più di altre, le elaboro per capire come ci si comporta di fronte alla vita, alla morte, all’amore».

Questa è sua: “È meglio avere amato e perduto o è meglio non avere mai amato?”.

«È sempre meglio aver amato. Anche quando non si è corrisposti. Vita, amore, morte, lontananza, paura, Dio. Sono temi semplici, ma anche molto complessi».

So che il tema della morte la tocca particolarmente.

«Vero. La morte è l’unica cosa certa. Non si può sfuggire e io non la accetto. Oggi ci sono neoplasie, tumori, cancri. La verità è che si nasce già con un tumore. Quello della morte».

In questo lei ricorda molto Woody Allen.

«Feci con lui un bellissimo incontro. È stato molto dolce, mi ha regalato un palo di occhiali. Io amo quelli spessi e tondeggianti, nel nostro incontro parlammo di montature e mi chiese il mio indirizzo di Roma. Mi arrivò una busta ed erano i suoi occhiali. Proprio i suoi».

Fa più paura la morte o la paura della morte?

«Non ci devo pensare. Lavoro molto. Amo. Bisogna tuffarsi in questi percorsi per non pensare al fatto che qui siamo qui a parlare ma magari domani non si è più qui».

Amore: si è sposato lo scorso anno con la sua compagna da vent’anni, Antonella De Iuliis. Ha fatto la classica proposta romantica?

«Ho fatto tutto all’improvviso. Sono andato in comune e ho avviato le pratiche, sapevo che era cosa gradita. È il coronamento di un percorso ventennale, ci abbiamo pensato molto».

La vita è cambiata?

«Non tanto, viviamo insieme sempre. Il matrimonio regala tranquillità».

C’è qualcuno dei suoi intervistati che ha reagito male a una delle sue domande?

«No, perché prima di tutto chi viene da me sa di cosa andremo a parlare e poi quando vedo che si va troppo sul personale, quando sto affondando troppo il bisturi, cerco di essere più lieve. Non ho mai scatenato atteggiamenti scomposti; poi certo, ci sono stati personaggi che non avevano molta voglia di parlare».

Tipo?

«Ricordo Margherita Buy, Sergio Rubini. Abbastanza complicato. Ma da noi non ci sono aggressioni. Si vuole solo capire. Poi si sono lasciati andare. Rispondendo alle domande si capisce meglio se stessi. Qualcuno mi ha confidato di aver detto cose che non aveva rivelato neppure a se stessi».

Ce un programma che vorrebbe fare? Qualcosa di nuovo?

«Mi piacerebbe un programma non di notte, di prima o seconda serata dove al centro c’è un ospite che si racconta e si parla di lui attraverso le testimonianze delle persone in vita che lo conoscono. Le sue origini, gli amori, gli studi. Vedo una grande orchestra. Durata un’ora e trenta. Titolo: Vita mia».

 

(Nella foto Gigi Marzullo)