Pubblicato il 19/12/2019, 12:04 | Scritto da La Redazione
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Oggi in edicola: la legge Gasparri inguaia Mediaset nella guerra a Vivendi

Oggi in edicola: la legge Gasparri inguaia Mediaset nella guerra a Vivendi
La nostra rassegna stampa della mattina, con gli estratti degli articoli più interessanti: l’avvocato della Corte di Giustizia Ue ha definito inefficaci i vincoli della legge del 2004.

Assist a Vivendi contro Mediaset

Milano Finanza, pagina 13, di Andrea Montanari.

La legge sul sistema radiotelevisivo dell’ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, anno 2004, torna al centro della guerra tra Mediaset e Vivendi. Perché quel testo, emanato dal governo Berlusconi II, ha portato poi nella primavera del 2018 al provvedimento dell’Agcom che ha obbligato il gruppo francese, socio anche (23,4%o) di Telecom, a congelare nel trust Simon Fid la gran parte (19,19%) della partecipazione totale (28,8%) nel gruppo tv di Cologno Monzese. Un passaggio che ha cambiato i pesi in assemblea – Simon Fid è stata respinta più volte dal Biscione – e quindi le decisioni presi dai soci del network guidato da Pier Silvio Berlusconi, a partire dalla fusione con la controllata Mediaset España (ora congelata dal Tribunale di Madrid), oltre alla nascita della newco olandese MediaForEurope.

Legge Gasparri contro il diritto Ue

leri è emerso che l’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea, Manuel Campos Sanchez-Bordona, ha proposto alla stessa istituzione di dichiarare che la normativa italiana – quella legge Gasparri che il sottosegretario grillino allo Sviluppo economico, Mirella Liuzzi vuole modificare già nel 2020 – che impedisce a Vivendi di detenere interamente il 28,8% del capitale sociale di Mediaset è contraria al diritto comunitario. Era stato il Tar a chiedere alla Corte Ue di esprimersi sull’aderenza alle norme europee della legge Gasparri.

Un provvedimento che è stato contestato da Vivendi in uno dei tanti fronti legali aperti in Italia e in giro per l’Europa. E se le valutazioni dell’avvocato generale sono un assist ai francesi va detto che si tratta di un parere, non della decisione finale della Corte.

Anche perché, come fanno notare da Mediaset, sono posizioni «che non vincolano le decisioni della Corte di Giustizia». Il gruppo sottolinea che «diversamente dalle posizioni espresse nel giudizio pendente dalla Commissione Ue, anche l’avvocato generale ribadisce come la tutela del pluralismo dell’informazione può giustificare l’adozione di misure nazionali che limitano la libertà di stabilimento, demandando tuttavia ai giudici nazionali la valutazione della proporzionalità di tali misure».

Resta il fatto che fino alla sentenza della Corte e alle valutazioni del giudice italiano, «nulla cambia in merito alla valutazione di illiceità della condotta di Vivendi in relazione all’acquisto del 29,94% (del diritti di voto, ndr) del capitale di Mediaset»,

 

(Nella foto le sedi di Vivendi e Mediaset)