Pubblicato il 18/12/2019, 17:02 | Scritto da Tiziana Leone

Renzo Arbore torna in tv e porta su Rai2 la storia della sua Orchestra italiana

Sono esattamente 28 gli anni di carriera dello showman dedicati alla valorizzazione e al rilancio della Canzone Napoletana Classica in Italia e all’estero con l’Orchestra italiana.

Era il 1991 quando Renzo Arbore fondò la sua Orchestra Italiana. Un’unione di mandolini, chitarre, tamburelli, pianoforte, tamburi e voci da cui far emergere la forza prorompente della canzone napoletana, da portare in giro per il mondo. Dalla Russia agli Stati Uniti, dall’America Latina all’Europa, senza ovviamente dimenticare l’Italia, circa 1.500 concerti, «un vero record» per Arbore, che ha deciso di celebrare questo successo con il programma LL’arte d’ ‘o sole, tre puntate in onda su Raidue in seconda serata oggi,  il 25 dicembre e il 1 gennaio. 

Come saranno articolate le tre puntate?

«Sarà una galoppata nelle canzoni napoletane, una “summa” di concerti ripresi in tutto il mondo, montati da me con i miei collaboratori. Passiamo dall’Australia alla Russia, dal Sudamerica al Nord America, dalla Spagna all’Italia, sarà  un’antologia dell’Orchestra italiana. Solitamente sono avaro, evito di portare l’orchestra in tv, se no poi il pubblico smette di venire ai concerti…»

E invece questa volta ha ceduto….

«Sì è la prima volta che si vedono finalmente tutte le esecuzioni più belle dell’orchestra italiana nel mondo».

C’è un luogo dove avete suonato, a cui è rimasto particolarmente legato? 

«Sì, il Radio City Music Hall di new York. Era il ’93, facemmo un sold out dove c’erano tutti. Anthony Queen, Woody Allen, Isabella Rossellini, Ben Gazzara, vennero a omaggiarci, fu  un trionfo assoluto, con recensioni entusiaste. Quello è stato il vero battesimo dell’orchestra italiana».

Immaginava un futuro così duraturo per la canzone napoletana?

«Io sì, ma chissà perché si pensava che le canzoni napoletane fossero destinate a vivere una sola stagione, per essere poi sostituite da un’altra moda. E lo dico con una nota polemica, perché finalmente in questi anni ultimi si è capito che ci sono canzoni e canzoni. Alcune destinate a vivere per sempre. Penso al repertorio di Lucio Dalla, Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè, Gino Paoli, Francesco De Gregori. Ora ci saranno anche i rapper, ma le canzoni classiche vivranno per sempre, comprese quelle della tradizione napoletana». 

E’ stato il primo a intuirne la potenzialità?

« Modestamente sì, ho intuito per primo che la canzone classica napoletana era destinata a sopravvivere per sempre. Nasceranno altri interpreti che la porteranno avanti. E’ come il melodramma, un prodotto artistico e culturale». 

E il Festival di Sanremo ha contribuito a creare canzoni da lasciare ai posteri?

«La rilettura di Sanremo va fatta con attenzione, una cosa sono canzoni come “Papaveri e papere”, un’altra brani come “Almeno tu nell’universo” o “E se domani”. Queste sono canzoni che fanno parte del patrimonio del nostro Paese. Pino Daniele, per esempio, si è assicurato l’immortalità con brani come “Napul’è”. Il successo de “Il volo” dimostra che il repertorio “antico” continua a interessare il pubblico di tutto il mondo». 

Le fa piacere che ormai si usi il termine “arboriano” per definire una tv di qualità?

«Cerco sempre di fare cose diverse rispetto a quello che fanno gli altri, si capisce che un programma è “alla Arbore” quando si distingue per originalità».

Il suo ultimo programma in tv è stato quello dedicato all’amico Gianni Boncompagni. 

«E’ stata una grandissima emozione, andrà anche al Prix Italia. E’ stata una maniera coraggiosa di ricordare un amico che non c’è più.  L’ho fatto pensando a quello che avrebbe voluto lui.».

Tornerà a suonare con l’Orchestra?

«Certamente. Ho fatto una piccola interruzione, per via di una bronchite, ma riprenderemo presto». 

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Arbore con l’Orchestra italiana)