Pubblicato il 06/12/2019, 14:33 | Scritto da La Redazione

Oggi in edicola: Gad Lerner chiede scusa per Mario Giordano

Chiedo scusa per Mario Giordano

Il Venerdì, pagina 9, di Gad Lerner.

Dopo averlo visto spaccare con un’ascia tricolore le zucche di Halloween, in difesa della cristianità minacciata, e affrontare su un ring di pugilato Vittorio Sgarbi a colpi di parolacce, ritengo di non potermi più esimere. Ebbene sì, mia è la responsabilità dell’esordio televisivo di Mario Giordano, l’uomo che sta sottraendo a Paolo Del Debbio e Massimo Giletti lo scettro di principe dell’informazione populista. E che si è insinuato di prepotenza fra Bianca Berlinguer e Giovanni Floris nella sfida dei talk del martedì sera.

Sono passati vent’anni. Il direttore, a Rai2, era un tale Carlo Freccero. Per il mio Pinocchio volevo una redazione pluralista in cui fossero rappresentate anche le sensibilità della destra e mi avevano segnalato quel giovane redattore de Il Giornale diretto da Vittorio Feltri, molto ferrato in materia economica.

Giordano era un simpatico vulcano di idee, rappresentava brillantemente “l’altra campana”. Ma devo ammettere che non ci sarebbe mai venuto in mente di mandarlo in video a fare il Grillo Parlante pedalando su una bicicletta se non avesse avuto quell’aspetto curioso di adulto-bambino e quella voce acuta spaccatimpani. Lui sì prestò volentieri. Del resto neanche io, come si sa, sono un adone. L’anno successivo, quando fui nominato direttore del Tg1 e Berlusconi protestava perché ero troppo di sinistra, pensai che sarebbe stato il contrappeso giusto dentro il paludato telegiornale della rete ammiraglia, bisognoso di innesti controcorrente.

Fu la mia unica assunzione. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Mario Glordano, assunto a Mediaset, sì è rivelato un quadro aziendalista assai disciplinato, tanto da venir promosso direttore conservando il suo tono d’impertinenza. Ben più fedele dell’infedele con cui aveva intrapreso la sua carriera televisiva.

Il nuovo volto di Giordano

Il piano inclinato che lo avrebbe fatto scivolare dall’informazione-spettacolo nel grottesco, nel trash, nella recita urlata della finta indignazione popolare, sacrificando le sue competenze sull’altare dell’audience, va considerato un effetto collaterale della degenerazione del linguaggio televisivo: dal berlusconismo al grillismo al salvinismo.

Suppongo che oggi Giordano si compiaccia di essere diventato il personaggio-macchietta che invade lo schermo con i suoi primi piani istrionici. Credo abbia ragione solo in parte Aldo Grasso quando rileva che, lungi dall’essere un anticonformista, Mario funge da ruminatore di luoghi comuni dell’opinione pubblica reazionaria.

Perché lui ci mette un di più d’esasperazione e di accanimento: e così la foga propagandistica ha sopraffatto la malinconia del clown. Chiedo venia, ammetterete che vent’anni fa non potevo prevederlo.

 

(Nella foto Mario Giordano)