Antonino Cannavacciuolo: Vorrei trasformare Antonino Chef Academy in una scuola di cucina aperta 12 mesi all’anno
Antonino Cannavacciuolo: “Il primo passo per diventare Chef è sviluppare un’inesauribile curiosità”
Antonino Cannavacciuolo sale in cattedra. Non fisicamente, rischierebbe di frantumarla. Se non la frantumasse, non sarebbe quel Bud Spencer dei fornelli che, con le sue leggendarie pacche sulle spalle, ti fa vedere le stelle (due, Michelin, quelle che si è conquistato in cucina). Però il professore intende farlo davvero: da martedì 12 novembre in prima serata su Sky Uno, il suo piglio didattico e strapaesano farà da guida a dieci cuochi professionisti tra i 18 e i 23 anni.
Antonino Chef Academy, prodotto da Endemol Shine Italy, si discosta da Masterchef e dribbla le insidie militaresche di Hell’s Kitchen. Si tratta del primo programma che prova a risalire alle condizioni quasi ontologiche del diventare un professionista ai fornelli. Durante le puntate, lo Chef guiderà i ragazzi protagonisti, spiegherà loro come imbastire una ricetta, mostrerà al pubblico come si sviluppa il gusto e la capacità di valutare gli abbinamenti di sapore. Il premio in palio per il migliore è succoso: un anno di lavoro a Villa Crespi, il ristorante di Cannavacciuolo. «Perché il mio desiderio è trasformare il programma in una scuola di formazione aperta 12 mesi all’anno, pure a telecamere spente».
Ancelotti è da bocciare?
Delusioni sportive compensate dalla gioia di diventare professore di alta cucina in Antonino Chef Academy.
La peculiarità di Antonino Chef Academy?
Accade anche a Masterchef.
Innanzitutto a Masterchef i concorrenti sono cuochi amatoriali. Qui sono tutti professionisti. Sarebbe come confrontare una squadra di calcio di dopolavoristi con una di calciatori veri. Poi in Antonino Chef Academy non c’è competizione. Non c’è l’affanno del tempo. C’è il racconto dettagliato del percorso tecnico alla base del mestiere. I ragazzi dormono assieme, vivono assieme la giornata, si confrontano.
La dote essenziale di un grande Chef?
Che cosa rende uno Chef curioso?
La popolarità l’ha cambiata?
Qualche progetto che la solletica?
La tv ha trasformato il mestiere di Chef in un sogno per molti aspiranti. Talvolta i sogni si infrangono.
Impegno e costanza premiano sempre, a qualunque livello. Ma il lavoro iniziale devono farlo le famiglie. Se un ragazzo manifesta l’intenzione di iscriversi a una scuola alberghiera, deve essere davvero motivato. La famiglia può comprendere se la motivazione c’è davvero o se si tratta di una posa momentanea.
Lei era motivato.
Mio padre faceva le sculture col burro e io stavo ore a osservarlo. Mia nonna cucinava e io, a dieci anni, le rompevo le scatole per imparare. Volevo far parte di quel mondo. Mi nutrivo di quella curiosità di cui parlavo prima.
Tra qualche mese tornerà in tv Masterchef.
Sarà un’edizione ricca e divertentissima. Giorgio Locatelli è ormai parte della famiglia, un grandissimo acquisto. Bruno Barbieri un amico. Siamo tre amici che si divertono, si stimano e si sfottono benevolmente senza offendersi mai. Ma il vero programma lo fanno i concorrenti, personalità a cui il pubblico può affezionarsi.
Per lei divertirsi è essenziale.
Quando smetterò di divertirmi, non mi vedrete più in giro. Ho la fortuna di poter scegliere che cosa fare e come farlo, non ho bisogno di fare qualcosa per costrizione.
Gabriele Gambini
(nella foto Antonino Cannavacciuolo)